Almasri, Tajani "Scelta di Lo Voi non era un atto dovuto"
Articolo Precedente
Articolo Successivo
ROMA (ITALPRESS) – “Il problema è quello della scelta di un magistrato sulla decisione di far iscrivere nel registro degli indagati del Tribunale dei ministri” la premier. “Non era un atto dovuto, ma c’è una scelta, frutto di una richiesta di un avvocato che era stato al governo con la sinistra che fa parte di uno schieramento di opposizione, quindi a pensar male si fa sempre bene”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine di una conferenza stampa, tornando sul caso Almasri. (CremonaOggi)
Se ne è parlato anche su altre testate
E ancora: le protezioni, o presunte tali, che hanno permesso al cittadino libico di girare indisturbato per altri tre Stati europei. La vicenda Almasri, come sottolinea questa mattina il vicepremier Antonio Tajani, contiene ancora troppe ambiguità e domande senza risposte nette. (il Giornale)
Si accende lo scontro tra governo e magistratura sul caso Almasri , con il centrodestra che punta il dito contro il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi . Spero non sia legato ad altre vicende, frutto della richiesta di un avvocato che era stato al governo con la sinistra e che fa parte dell’ opposizione ». (Gazzetta del Sud)
Tajani ha chiarito che l’indagine non può essere definita un “atto dovuto”, ma piuttosto una “scelta” discrezionale da parte del magistrato, mettendo in discussione la sua legittimità e le circostanze in cui è stata avviata. (Ultima Voce)

“Questa scelta secondo me non fa l'interesse dell'Italia. Il problema è la scelta di un magistrato di iscrivere nel registro degli indagati del tribunale ministri. (ilmessaggero.it)
"Il governo porrà il segreto di Stato? Deciderà Meloni", ha aggiunto Tajani. "Il problema è la scelta di un magistrato di iscrivere nel registro degli indagati per una vicenda dove ci poteva essere discrezionalità perché non era un atto dovuto. (La Stampa)