Trump e Vance, gli uomini dei dazi. Per l'Europa è un grosso guaio (soprattutto per l'Italia) (di A. Pira)

Approfondimenti:
Ucraina

Donald Trump ha un cruccio. A Monaco di Baviera circolano troppe poche Ford e Chevrolet. Da presidente degli Stati Uniti aveva anche voluto farlo presente all'allora cancelliera tedesca Angela Merkel. L'aneddoto è stato ritirato fuori da Bloomberg e torna utile per ricordare agli alleati europei che nei pensieri del tycoon e del suo candidato vicepresidente J.D. Vance non c'è soltanto la Cina. Anche gli "amati" Paesi del Vecchio Continente dovranno imparare a fare i conti con il ritorno dell'Uomo dei dazi, come Trump si è lui stesso definito, nel caso di una sua vittoria il prossimo novembre nella corsa alla Casa Bianca (L'HuffPost)

Se ne è parlato anche su altri media

Juventus cerca sponsor per le maglia, vorrebbe 25 milioni all’anno Oggi la Juventus presenterà la maglia per la stagione 2024-2025, ancora priva di sponsor... EssilorLuxottica cresce nell’abbigliamento: compra il marchio Supreme dal colosso VF per 1,5 miliardi di dollari. (Milano Finanza)

Donald Trump è in vantaggio alla vigilia delle prossime elezioni, ma l'esito dipenderà dalle decisioni dei democratici e dalle posizioni economiche e politiche adottate dal Tycoon, che potrebbero avere implicazioni significative per l'Europa e anche per l'Italia (Milano Finanza)

Nell’intervista, l’ex ca… (la Repubblica)

L'impatto delle elezioni USA

La deregolamentazione e la riforma fiscale hanno favorito la crescita, ma le politiche tariffarie hanno danneggiato l’uomo comune. Cosa porterebbe un secondo mandato?. Lo scrive il WSJ nel suo editoriale. (Economy Magazine)

Fu coniato dallo stratega politico di Bill Clinton, James Carville, che riuscì a ribaltare tutti i pronostici e far vincere le presidenziali del 1992 a un allora giovane governatore democratico dell'Arkansas contro un mammasantissima della politica americana, George Bush senior. (L'HuffPost)

In molte liste elettorali a livello statale saranno presenti anche diversi candidati indipendenti (o “no label”) che, come insegna la storia delle elezioni statunitensi, a novembre potrebbero fare la differenza. (Advisoronline)