Cassiopea giunta in Albania

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INTERNO

Nel bel mezzo della guerra tra il governo Meloni e la magistratura, il destino ha collocato la sorte di una quarantina di immigrati provenienti da Egitto, Bangladesh, Gambia e Costa d'Avorio, scesi dalla nave militare Cassiopea. La loro detenzione nell'hotspot albanese di Gjader sarà decisa dai giudici della Corte d'Appello di Roma, la stessa che ha liberato il criminale di guerra libico Osama al Najem Almasri per un cavillo, e che la sinistra considera responsabile del boom di sbarchi in Italia dalla Libia.

Portati in Albania, cinque migranti sono stati riportati subito a Brindisi. La discussa iniziativa del governo per il trasferimento delle persone ha fatto registrare un andirivieni nelle scorse ore. Durante lo screening, quattro di loro sono risultati minorenni e il quinto è un adulto vulnerabile. Si tratta di due gambiani, un bengalese e due ivoriani che non rientrano nei criteri per essere trattenuti nei centri albanesi.

Le Ong si mobilitano contro l'Italia. I talebani dell'accoglienza, dalle Ong ai parlamentari come Rachele Scarpa del Pd, cercano di mettere i bastoni fra le ruote al governo in Albania. Anche i duri della "Rete contro le detenzioni dei migranti", un'alleanza di estremisti italiani e albanesi, sono pronti a manifestazioni più decise. Tutti attendono l'appoggio della magistratura da Roma.

Le falangi delle Ong, sbarcate in Albania, usano l'onorevole Scarpa come ariete per entrare nell'hotspot di Shëngjin, con l'obiettivo di far riportare indietro i 49 migranti trasportati dalla nave Cassiopea della Marina militare.