Campagna europea: quali sono i rischi e le sfide nel lavoro da remoto e ibrido?

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PuntoSicuro ECONOMIA

Cosa si intende con lavoro da remoto? Cosa indicano i dati? Quali sono i principali rischi e sfide? Cosa possono fare datori di lavoro, aziende e lavoratori? Ne parliamo con Maurizio Curtarelli, Prevention and Research Unit EU-OSHA. Bilbao, 8 Nov – Una delle principali innovazioni connesse alla diffusione delle tecnologie digitali, accentuata durante la pandemia da COVID-19, è la possibilità di lavorare a distanza. (PuntoSicuro)

Su altri giornali

Il 68% degli italiani rimarrebbe nel proprio posto di lavoro se la propria azienda decidesse di eliminare o ridurre le ore di smart working ma inizierebbe a cercare una nuova occupazione, il 7% lascerebbe immediatamente l’azienda, anche senza un’alternativa, mentre solo per il 14% non sarebbe un problema. (Italia Oggi)

Questo perché, l’organizzazione del lavoro si è trasformata rapidamente, portando alla diffusione di modelli di lavoro a distanza, come il lavoro agile (smart work) e il lavoro da remoto (remote work). (NT+ Lavoro)

Lo smartworking è ormai una realtà consolidata nel panorama lavorativo italiano: i numeri sono in crescita e non si torna indietro. Oltre alla comodità, c’è anche una questione di mentalità che si è evoluta. (Management CuE)

Si parla di smart working, e dei suoi effetti su produttività, qualità della vita e dinamiche aziendali, nella puntata di stasera di "Tg2 Post", l'approfondimento quotidiano del Tg2 condotto da Manuela Moreno, in onda alle 21.00 su Rai 2. (Rai Storia)

Scagli la prima pietra chi non farebbe fatica oggi a tornare al periodo pre Covid, quando il lavoro da remoto era una concessione per pochissimi: 570mila lavoratori in tutta Italia, che quest’anno si sono assestati sui 3.550.000 e ne sono previsti 3.750.000 nel 2025, dopo la «forzatura» del 2020 con 6.590.000. (L'Eco di Bergamo)