Deltacron: primi due casi scoperti in Veneto. I pazienti hanno una co-infezione Delta e Omicron

Al 20 dicembre scorso la prevalenza di Omicron in Veneto si fermava appena all'8,2%, si sta diffondendo molto rapidamente

Tra questi, sono stati identificati due casi di co-infezione da varianti Delta e Omicron.

Per la prima volta in Veneto sono stati individuati due casi di doppio contagio Covid da variante Delta e Omicron .

Periodicamente viene redatto un report e gli ultimi risultati mostrano la presenza della variante Omicron nel 66% dei 316 campioni processati. (ilgazzettino.it)

Ne parlano anche altre testate

Immediata la preoccupazione, poiché questa nuova variante avrebbe potuto unire la contagiosità di omicron alla gravità delle forme di malattia indotta propria di delta. Tutto era cominciato quando un ricercatire cipriota, analizzando 24 casi di Covid a Cipro, aveva dichiarato ai media di aver scoperto una presunta variante ibrida che costituirebbe una fusione di delta e omicron, da qui il nome "deltacron". (La voce di Rovigo)

"Da un punto di vista della biologia strutturale virale - evidenzia - non c'è nessun motivo di pensare che queste due sub-varianti di Omicron siano più patogeniche della Omicron 'originale'" (Adnkronos)

Ricci precisa inoltre che la co presenza delle due varianti non deve spaventare "Effettivamente nel sequenziamento si trovano sia le mutazioni della variante Delta che quelle della Omicron - spiega all'ANSA Antonia Ricci, direttore generale dello Zooprofilattico - ma questo non è dovuto alla presenza di una nuova variante bensì alla presenza contemporanea sia della Delta che della Omicron". (Alto Adige)

Pubblicità Pubblicità. Non si tratterebbe però di una nuova mutazione virale bensì della presenza di entrambe nella stessa persona. (la VOCE del TRENTINO)

Tra questi, sono stati identificati due casi di co-infezione da varianti Delta e Omicron: oltre a quello trentino, c'è anche un campione appartenente ad un paziente residente in provincia di Padova, dove ha sede il laboratorio. (TrentoToday)

È questo il sospetto che con sempre con più insistenza circola nella comunità scientifica. Il più delle volte si tratta di semplici errori di sequenziamento, che non sono rari nel momento in cui diverse decine di campioni vengono analizzate in parallelo (Tiscali.it)