La libertà soffocata di Rocco Molè, cresciuto per diventare un capo. «Mi dispiace ma non c'è gioco»
Doveva diventare il capo, Rocco Molè.
Per Rocco Molè il tribunale dei minori aveva disposto il procedimento alternativo della “messa alla prova”.
Lo era stato anche per il giovane Rocco Molè, classe 95, ma senza l’esito sperato.
Tra i dialoghi all’attenzione della Pg ce n’è uno tra Antonino Pesce, classe 93 e Rocco Molè
Quello è l’anno dell’uccisione di suo zio, Rocco Molè.
La notizia riportata su altri media
Rocco Molè, 26 anni, indicato dagli inquirenti come capo dell’omonimo clan ‘ndranghetista nell’ambito del blitz che stamani ha portato all’arresto di oltre 100 persone in tutta Italia (36 dei quali disposti dalla Dda di Reggio Calabria) è stato per 3 anni, quando ancora era minorenne, a Torino in una struttura di recupero gestita da “Libera” nell’ambito del progetto “liberi di scegliere” promosso dall’autorità goudiziaria minorile per il reinserimento nella società dei figli dei boss mafiosi. (Approdo Calabria)
Prima di diventare il capo incontrastato di una delle più potenti cosche di ‘ndrangheta del mondo, egemone nella piana di Gioia Tauro, snodo del traffico internazionale di cocaina, Rocco Molè, 26 anni, terza, forse quarta, generazione di un casato mafioso che ha scritto la storia della più potente organizzazione criminale del mondo, aveva trascorso tre mesi a Torino con l’associazione Libera contro le mafie (La Stampa)
Lo conferma anche l’inchiesta odierna della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, guidata da Giovanni Bombardieri, coordinata dall’aggiunto Calogero Paci ed eseguita dal personale della polizia di Stato di Reggio Calabria diretto dal questore Bruno Megali. (Gazzetta del Sud - Edizione Reggio Calabria)
Non è bastata infatti la parentesi con Libera di don Ciotti per recidere i legami con la famiglia, per allontanarlo da quelle dinamiche e fargli cambiare vita. Se no entro dentro casa e gli taglio il cuore", dice Rocco Molè intercettato mentre parla del recupero sfumato di un carico di cocaina al porto di Livorno. (Today)
Chi lo ha visto a Torino, all’opera nel progetto «Liberi di scegliere» governato dall’associazione Libera contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti, dice che era un ragazzo intelligente. (La Stampa)
Ha ricoperto un ruolo a 360 gradi nonostante la giovane età che il blasone di appartenenza gli ha consentito di continuare – “Questa è stata una cosca che è riuscita a portare in Italia oltre una tonnellata di cocaina. (Quotidiano online)