Niente fondi né assunzioni: salute a rischio
Non sarà un giorno senza medici perché, come in tutti i servizi essenziali, il diritto di sciopero nel comparto sanità è rigidamente regolato. Ma l’astensione dal lavoro proclamata per oggi da medici e infermieri rischia di scombussolare i piani di recupero delle liste d’attesa del ministero. Secondo l’Anaao, la Cimo-Fesmed e il Nursing Up che hanno indetto lo sciopero «sono a rischio tutti i servizi di assistenza, cinquantamila esami radiografici, quindicimila interventi chirurgici programmati e centomila visite specialistiche», più vari servizi assistenziali infermieristici e ostetrici a domicilio. (il manifesto)
Su altre fonti
Lo sciopero, accompagnato da una manifestazione a Roma, è proclamato dal sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, dal sindacato medico Cimo Fesmed e dal sindacato degli infermieri Nursing Up. Sono 1,2 milioni le prestazioni sanitarie che potrebbero saltare per lo sciopero nazionale di 24 ore dei medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie. (ilmessaggero.it)
20 NOV “La Federazione è da sempre vicina ai colleghi che anche oggi hanno aderito allo sciopero. Così come lo saremo il prossimo 29 novembre in occasione dello sciopero generale. Abbiamo ben chiare le criticità del Servizio sanitario nazionale e proprio per questo stiamo lavorando per portare avanti le istanze di sviluppo professionale”. (Quotidiano Sanità)
E' in corso dalla mezzanotte di oggi lo sciopero nazionale di medici ed infermieri per protestare contro la legge di Bilancio 2025 considerata 'deludente'. Lo sciopero, accompagnato da una manifestazione a Roma, è proclamato dal sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, dal sindacato medico Cimo Fesmed e dal sindacato degli infermieri Nursing Up. (La Gazzetta del Mezzogiorno)
Schlein: "Con il governo Meloni diritto salute sotto attacco, avanti con la mobilitazione negli ospedali" (La Stampa)
Principalmente la mancata valorizzazione delle professioni degli infermieri, dell’ostetrica e altre professioni sanitarie; il non riconoscimento del carattere usurante delle nostre attività; la mancata volontà di risolvere il problema dell’esclusività, che ci vieta di uscire fuori dagli ospedali per andare a prestare la nostra attività professionale”. (LAPRESSE)
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