Calenda critica le mozioni di sfiducia: «Rito inutile, da trent’anni non ne passa una»
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Azione, con il suo leader Carlo Calenda, ha scelto di non votare la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione contro il ministro della Giustizia Carlo Nordio. «È da trent’anni che una proposta del genere non ottiene la maggioranza», ha spiegato Calenda, sottolineando come l’esito fosse scontato e l’unico risultato concreto sia stato il rinnovo della fiducia al guardasigilli. «Non possiamo permetterci una sfiducia al mese – ha aggiunto –, ora toccherà alla ministra Calderone, ma finirà allo stesso modo».
Anche tra le fila del Pd, c’è chi ammette che si sia trattato di una «mattina buttata via», riconoscendo l’inutilità di un gesto puramente simbolico. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ormai abituato a queste sceneggiate, ha liquidato l’episodio come «l’ennesimo buco nell’acqua delle opposizioni», inserendolo nel più ampio scontro sulla separazione delle carriere. «Andremo avanti determinati – ha ribadito –, puntando al referendum confermativo entro il 2025». Una strada che, ironia della sorte, era stata sostenuta in passato anche da chi oggi critica Nordio, come Matteo Renzi, noto per aver sempre sostenuto che «l’arma giudiziaria non dovrebbe essere usata in politica».
Quanto al ministro Nordio, le accuse mosse dalle opposizioni – definite da lui «libelli dell’Inquisizione» – non hanno scalfito la sua posizione. La mozione, respinta con 215 voti contrari, è stata solo l’ultimo capitolo di una serie di attacchi che, secondo lui, mirano a bloccare la riforma della Giustizia, considerata prioritaria rispetto al premierato. «Mancavano solo le accuse di simonia e bestemmia», ha commentato con sarcasmo, riferendosi alle critiche legate al caso del generale libico Almasri.