Deborah Compagnoni: «L'amore di Michele mi ha fatto tornare a vivere come da bambina. La morte di mio fratello? Il tempo mi aiuta a dare un senso alle cose»
«Mi era venuta voglia di scrivere: ho scelto un argomento di cui vorrei leggere più spesso». Pensi allo sci, a quell’esercizio di immedesimazione con il bianco in cui Deborah Compagnoni, classe 1970, inventrice delle curve larghe dipinte con grazia infinita e campionessa di professione, l’urlo dello sport italiano più famoso dopo quello di Marco Tardelli (legamento del ginocchio sinistro saltato in gigante il giorno dopo l’oro in SuperG ai Giochi di Albertville ‘92), era maestra. (Corriere della Sera)
Ne parlano anche altri media
Deborah Compagnoni scrive un libro. Se diventassero le favole della buona notte di qualcuno, sarei contenta». (ilmessaggero.it)
La fuoriclasse valtellinese si è raccontata al "Corriere della Sera", dopo l'uscita di un volume che è tutt'altro che una biografia, ma svela un'infanzia felice. Il dramma vissuto per il fratello Jacopo, un nuovo amore e l'elogio di Sinner, le parole della tre volte campionessa olimpica. (NEVEITALIA.IT)
Esce oggi “Una ragazza di montagna” (Rizzoli, 2024), il libro che racconta l’infanzia di Deborah Compagnoni in Valtellina a Santa Caterina di Valfurva, un paese con meno di cinquecento abitanti immerso nelle splendide montagne del gruppo Ortles Cevedale, ha forgiato lo spirito avventuroso e curioso di una bambina che ha potuto crescere libera di sperimentare, sbagliare, rialzarsi, e costruire così il carattere di una campionessa. (Lo Scarpone)
Deborah Compagnoni ha ritrovato l’amore. L’ammette lei stessa, per la prima volta, in questa lunga intervista. Già, perché dopo l’addio ad Alessandro Benetton (e le polemiche seguenti), l’ex campionessa di sci rivela che ha trovato una guida alpina che la fa “tornare bambina”. (OGGI)
Racconta la sua infanzia, un periodo a cui è molto legata. «Alle mie storie di bambina sono affezionata - ha detto al Corriere della Sera - se diventassero le favole della buona notte per qualcuno, ne sarei felice». (ilmattino.it)