Libano, il politologo Kepel: “Gli Usa sospesi, Bibi ne approfitta. Colpisce duro per avere la tregua”

– Professor Gilles Kepel, perchè Netanyahu ha aperto il fronte del Libano? “Per cogliere l’attimo. Penso che Netanyahu voglia usufruire dell’assenza di una guida alla Casa Bianca dato che Biden è fuori servizio e i due candidati non hanno oggi la capacità di prendere decisioni e comunque non vogliono alienarsi neppure la più piccola parte dell’elettorato, visti i margini stretti attesi. Fino al 20 di gennaio l’America è così sospesa da un punto di vista internazionale e questo apre una finestra di opportunità straordinaria per lui: Bibi vuole una vittoria militare”. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

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A Beirut ha vissuto e studiato. Neanche trent’anni, è già uno dei massimi esperti italiani di questa materia infiammata. Che messaggi le arrivano dal Libano i questi giorni? «La mia cerchia di contatti è parziale, rispecchia l’élite del Paese, ma di certo esprime la paura diffusa che possa riproporsi uno scenario simile al 2006, con l’invasione di terra da parte di Israele e bombardamenti estesi sulla capitale. (Corriere della Sera)

No, Netanyahu non è Churchill, come giustamente ha scritto Francesco Cundari su Linkiesta ma sono pochi i liberali, a mia conoscenza, che lo considerano un difensore della liberaldemocrazia occidentale. (Nicola Porro)

Mentre lo scontro tra Israele e Hezbollah in Libano continua a preoccupare in quella che potrebbe portare a una vera e propria guerra, sono molti a chiedersi dove sia l'esercito libanese. Il suo ruolo e la sua collocazione sono molto più complicati di quanto si possa pensare. (Euronews Italiano)

L’annuncio internazionale di una possibile pausa nello scontro con Hezbollah viene subito riportato sul piano locale dagli alleati più estremisti nel governo di estrema destra: Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e leader messianico dei coloni, proclama che la «campagna militare nel Nord può finire con un solo scenario: la distruzione di Hezbollah». (Corriere della Sera)

È dalla fine del 2023, ossia poche settimane dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre e l’inizio dell’invasione israeliana della Striscia di Gaza, che il governo di Benjamin Netanyahu pianifica un’espansione della guerra in Libano (La Stampa)

Di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah da parte di Tel Aviv non se ne parla neppure. «Andremo avanti fino il vittoria», dice Netanyahu che non teme di certo l’ira di Biden ma casomai del suo ministro della sicurezza Itamar Ben Gvir. (il manifesto)