L'analisi dell'inviato di guerra: "Seriamente a rischio l'incolumità dei sassarini e il futuro della missione Unifil"

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L'Unione Sarda.it INTERNO

L’analisi del giornalista Giampaolo Cadalanu, per tanti anni inviato di guerra per il quotidiano La Repubblica (in Africa, in Afghanistan, nei Balcani), su quello che è successo in Libano. L'esercito israeliano ha preso di mira le basi dell'Unifil, la missione dell’Onu guidata dalla Brigata Sassari. “Non è stato un incidente, ma un atto deliberato”, sostiene Cadalanu. “Ora a rischio non solo l’incolumità dei soldati, ma anche il futuro di una missione che ha lo scopo di gettare semi di pace in una terra martoriata”. (L'Unione Sarda.it)

La notizia riportata su altri media

Il titolare della Difesa ha stigmatizzato senza mezzi termini l’azione delle forze di Tel Aviv, senza lesinare una provocazione ai colleghi israeliani: "Cosa succederà la prossima volta, dobbiamo rispondere? Una domanda provocatoria per la gravità dell’atto avvenuto" . (il Giornale)

Unifil, la forza di pace delle Nazioni Unite nel Libano sud, si è trovata esposta al fuoco dei militari israeliani che da circa 10 giorni sono impegnati in quella zona in una vasta operazione terrestre anti-Hezbollah. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Keystone / Alessandro Della Valle “Quando si vedono la distruzione e le disgrazie sofferte dalla gente in guerra, non si può che voler lavorare per la pace. La nostra missione è iniziata nel 1948 con 4 armistizi, due dei quali si sono diventati trattati di pace. (Prima Pagina - SWI swissinfo.ch)

GERUSALEMME — Se non annunciato, di certo neanche arrivato di sorpresa. Commenta così l’attacco israeliano sul quartier generale dell’Unifil a Naqoura, nel sud del Libano, Andrea Tenenti, da anni portavoce della missione delle Nazioni Unite nell’area. (la Repubblica)

Nelle scorse ore era arrivato il commento dell’Ambasciata israeliana in Italia, che in una nota chiariva che “Israele apprezza l’assistenza dei Paesi donatori di Unifil, in particolare dell’Italia, e li ringrazia per il loro tentativo di prevenire un’escalation nella nostra regione”. (Virgilio Notizie)

Che la misura fosse ormai colma, bastavano i numeri a certificarlo: 42mila palestinesi morti (compresi 18mila bambini) in un anno di guerra – pardon, di invasione militare israeliana nella Striscia di Gaza – quale bilancio evidentemente sproporzionato della risposta di Tel Aviv al vile attacco di Hamas del 7 ottobre dell’anno scorso. (LA NOTIZIA)