Abbiamo visto “Diamanti” di Ozpetek, ora al cinema, ma com’è? É davvero il miglior film di Ferzan? Tra girl power, Luisa Ranieri, Mara Venier e…

I “Diamanti” di Ferzan Ozpetek sono le donne che orbitano in una importante sartoria della Capitale gestita da due sorelle, interpretate da Jasmine Trinca e Luisa Ranieri. Gli anni Settanta, i pizzi, i merletti, le dive complessate (Vanessa Scalera, Kasia Smutniak e Carla Signoris). Seguiamo gli intrecci e i drammi di sarte, costumiste e modelliste. Questa è parte della trama. (MOW)

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Mara Venier ha condiviso momenti toccanti durante l’ultima puntata di “Domenica In“, in cui ha accolto tutto il cast femminile del film “Diamanti“, insieme al regista Ferzan Ozpetek. Un’occasione non solo per promuovere il film, ma anche per riflettere su un tema molto attuale, quello della sorellanza, che ha trovato concretezza sul set. (Gaeta.it)

Donne. Il regno delle donne. Se potessi stigmatizzare "Diamanti" di Ferzan Özpetek lo definirei così. E cominciando dalla fine..con una sorta di recensione alla rovescia, ho trovato bellissimo che la pellicola sia stata dedicata a tre grandi grandi attrici del passato, indimenticabili , assolutamente indimenticabili. (il Dolomiti)

Diamanti di Ferzan Ozpetek, al cinema dal 19 dicembre, è una delle pellicole protagoniste di questa stagione cinematografica. /19 Webphoto (Sky Tg24 )

Diamanti (2024) di Ferzan Özpetek - Recensione

Nella prima parte di Domenica In, il regista turco e tutto il cast è stato ospite di Zia Mara e nel suo salotto c'erano le attrici: Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Lunetta Savino, Paola Minaccioni, Vanessa Scalera, Anna Ferzetti, Milena Mancini e Carla Signoris (ilmessaggero.it)

A Domenica In, tra i suoi ospiti, c'erano anche le attrici del film Diamanti. Hanno recitato con lei nel film di Ferzan Ozpetek e Mara Venier le ha chiamate a raccolta, insieme al regista, nel programma che conduce, ormai da anni, su Rai1. (Golssip)

A 65 anni Ferzan Özpetek firma la regia del suo quindicesimo lungometraggio e con Diamanti porta a termine la sua opera più ambiziosa, quella in cui la riflessione sul femminile – da sempre tra i cardini della poetica del cineasta – raggiunge il suo acme, senza per questo schivare le trappole di un mélo eccessivamente barocco, frastornante, e in cui la dimensione meta-narrativa appare un orpello non solo poco efficace, ma persino deleterio. (quinlan.it)