Perché l’industria fossile non deve avere voce nei negoziati per il clima

Gli allagamenti in Sicilia, i tifoni nelle Filippine, la tragica alluvione di Valencia, la tempesta Boris che ha devastato l’Europa centro-orientale, le alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna per quattro volte in 18 mesi. E ancora le tempeste che hanno colpito il centro America in estate, le ondate di calore in India, le alluvioni in Brasile, gli incendi in Grecia, la siccità al sud Italia. Questi sono solo alcuni degli eventi climatici estremi che si sono verificati negli ultimi mesi, ma potremmo andare avanti all’infinito. (EconomiaCircolare.com)

Su altri giornali

Pubblicati i nuovi testi alla Cop29 di Baku. C’è la cifra di 1.300 miliardi di dollari, ma con un linguaggio molto vago e quindi debole. (LifeGate)

La chiusura prevista per venerdì 22 novembre è stata spostata a sabato 23. La Conferenza Onu sul clima in Azerbaijan slitta di un giorno. (Il Sole 24 ORE)

«Se li mettiamo sul mercato è perché il mercato ne ha bisogno».Nel frattempo, il 47° presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha preparato le carte per far uscire la “sua” America dall’Accordo di Parigi, cioè dalla più impegnativa strategia di contrasto al surriscaldamento. (Corriere della Sera)

Alla Cop di Baku: 1 a 0 per Occidente e lobbisti. Oggi lo scontro finale

Undicesimo giorno di negoziati. I giornalisti vagano nel media center spazientiti, i rappresentanti della società civile sono tesi e chiedono ai negoziatori di convergere verso un accordo rapidamente. (il Dolomiti)

Non solo: per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento a 1,5°C, le emissioni globali dovrebbero diminuire del 7,5% all’anno fino al 2035. (Corriere del Ticino)

Dopo giorni da Deserto dei Tartari, in cui le posizioni degli Stati sono rimaste immutate, al vertice sul clima di Baku è finalmente arrivata una bozza di risoluzione finale. Si tratta ancora di una proposta della presidenza, su cui le parti dovranno poi concordare. (il manifesto)