Migranti, Trump rilancia le deportazioni forzate
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L’idea non è nuova, ma questa volta porta con sé il peso di un’ambizione spietata: Donald Trump annuncia il programma di rimpatri forzati più grande della storia americana. “Forced Deportation Program”: un nome che suona come un proclama da tempi bui, un’operazione che promette di deportare milioni di persone migranti irregolari, con costi stimati fino a 960 miliardi di dollari. Non è solo una questione di numeri, è una dichiarazione politica: deportare vite per un ritorno all’America che Trump sogna. (LA NOTIZIA)
Su altri giornali
Donald Trump conferma che dopo l'insediamento del 20 gennaio sarà pronto a "dichiarare un'emergenza nazionale per usare i militari contro l'invasione di Biden attraverso un programma di deportazioni di massa". (Today.it)
Tra queste, si profila l’impiego di risorse del Pentagono, dunque in teoria destinate alla difesa, per realizzare il progetto di deportare tutti gli immigrati che vivono e lavorano degli Stati Uniti senza autorizzazione. (Avvenire)
Da 25 anni, da quando è arrivato dal Nicaragua, è un calcolo che gli riesce bene: ha quasi sempre lavorato (nella produzione di pannelli di legno, lavando piatti e come cuoco, e in una fabbrica dove scuriva i finestrini delle auto), non è mai stato arrestato né deportato, ed è riuscito a dar da mangiare alla sua famiglia e a far studiare fino ai 18 anni di età i tre figli. (Avvenire)
E ieri le tre nuove nomine confermano questa visione: Tom Homan, ex poliziotto di frontiera, che guiderà le politiche sull’immigrazione con il titolo di «border czar», Stephen Miller, principale consulente di Trump in tema di immigrazione, che sarà il vice capo di gabinetto, e Elise Stefanik, deputata alla Camera eletta nello stato di New York, che invece ricoprirà il ruolo di ambasciatrice alle Nazioni Unite. (ilmessaggero.it)
Ecco i piani di Trump sui migranti illegali (Start Magazine)
Non più tardi del mese scorso, Tom Homan – l'uomo che Donald Trump ha scelto come nuovo responsabile della frontiera degli Stati Uniti – ha difeso la politica di separazione delle famiglie al confine meridionale americano, messa in atto dal presidente eletto degli Stati Uniti nel suo primo mandato. (WIRED Italia)