Trattato sulla plastica, Greenpeace: “Lobby chimiche e fossili mai così presenti, vogliono bloccare l’accordo”
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Durante i negoziati ONU a Busan per il quinto round di negoziati (INC-5) , la presenza record di 220 lobbisti dell'industria chimica e dei combustibili fossili solleva preoccupazioni. Greenpeace e CIEL denunciano tentativi di sabotaggio per proteggere i profitti, chiedendo un accordo ambizioso e vincolante che riduca drasticamente la produzione di plastica, salvaguardi il clima e garantisca la tutela della salute e dei diritti umani Durante i negoziati per la definizione di un Trattato globale sulla plastica a Busan, in Corea del Sud, ben 220 lobbisti dell’industria chimica e dei combustibili fossili hanno ottenuto accesso al quinto round di negoziati (INC-5) sotto l’egida dell’ONU. (Eco dalle Città)
Ne parlano anche altri media
“Dobbiamo porre fine all’inquinamento da plastica prima che l’inquinamento da plastica ponga fine a noi”: così Kim Wan Sup, Ministro dell’ambiente della Repubblica di Corea, ha arringato i delegati dei 175 Paesi e gli osservatori riuniti nel suo Paese, a Busan, per l’ultima sessione negoziale che dovrebbe condurre all’approvazione di quello “strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino” indicato dalla risoluzione 5/14 dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEA) adottata il 2 marzo 2022. (EconomiaCircolare.com)
La plastica è uno tsunami. Per erigere un muro davanti ai 460 milioni di tonnellate prodotte ogni anno, ieri sono partiti i negoziati patrocinati dall’Onu in Corea del Sud. I 178 Paesi invitati hanno tempo fino a domenica per porre un tetto alla mole di plastica fabbricata annualmente nel pianeta. (la Repubblica)
Il Comitato Intergovernativo di Negoziazione si è infatti riunito per la quinta e ultima sessione (INC-5) per decidere sul futuro della lotta contro l’inquinamento da plastica: fino al primo dicembre delegazioni provenienti da oltre 190 Paesi si riuniranno per definire un accordo giuridicamente vincolante che miri a ridurre la produzione di plastica e a eliminare progressivamente il monouso. (Icona Clima)
Dall’altra parte, le nazioni produttrici di petrolio - come Arabia Saudita, Iran e Russia – che insistono sulle cosiddette misure downstream, principalmente sulla gestione dei rifiuti. (RSI Radiotelevisione svizzera)
Le montagne infatti, spesso erroneamente considerate luoghi incontaminati, stanno diventando vittime silenziose dell'inquinamento da plastica, un fenomeno che aggrava le pressioni ambientali già esistenti e mette a rischio risorse cruciali come l’acqua e la biodiversità. (il Dolomiti)
Cosa si può fare? «Le industrie possono ridurre le varietà di plastica e additivi per facilitare il riciclo. A volte in un oggetto di plastica troviamo venti mole… (la Repubblica)