Qualcuno ha capito che cosa dice (o vuole) Alessandro Giuli?
«Opftemma, misoneista, sacripante, arcolaio, soccida». Queste parole sembrano prelevate da un discorso di Alessandro Giuli, ministro della Cultura, scandito durante una ordinaria assemblea di condominio, invece sono fra le parole dimenticate del vocabolario italiano oppure, come direbbe lo stesso Giuli, fra le parole tristemente «desuete». Anche oltre i confini nazionali va raccontato, tassativamente con linguaggio forbito, che mentre il governo Meloni e il suo partito Fdi vanno in autodecomposizione o in autodistruzione, il ministro Giuli intrattiene le platee di giornalisti e di cittadini, di politici e di opinionisti con interventi criptici, ma che criptici, ermetici, ma che ermetici, meglio definirli «giulivi»: «A Venezia si trova un grande esempio di ciò che si può compiere dopo il diluvio, cioè la necessità di ricordarsi che noi siamo figli del terremoto, ma siamo anche figli dell’acqua, siamo aborigeni perché siamo aberrigeni, cioè siamo coloro che hanno errato in tutti gli spazi del Mediterraneo, tanto che ritroviamo le conchiglie sulle nostre montagne, e che l’acqua è l’elemento che ci dà vita, che ci ha costretto a viaggiare, a pensare, a immaginare, a rappresentare noi stessi. (Corriere del Ticino)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Sono stati giorni di grande difficoltà dopo le dimissioni del suo capo di gabinetto Francesco Spano un po’ per i presunti conflitti d’interesse sollevati dalla puntata di Report che sarà in onda stasera un po’ per le pressioni dall’interno di Fratelli d’Italia che si sono trasformate anche in una sagra dell’insulto in qualche occasione più privata (“pederasta” ha scritto un dirigente romano su una chat). (Il Fatto Quotidiano)
L’uomo nuovo del fascismo si distingue per la sua volontà e azione», tuonava Benito Mussolini. «Noi siamo contro i concettualismi verbosi, contro gli intellettualismi molli e snervanti. (La Gazzetta del Mezzogiorno)
Il professor Franco Cardini, storico di destra ed ex iscritto al Msi, fa a pezzi il nuovo responsabile della Cultura (Open)
Il titolare della Cultura a Rai Radio3: «Un ministro esprime nelle vesti istituzionali tutti gli intellettuali, che lo vogliano o no, anche Scurati o Saviano» (Open)
Sotto pressione dal suo stesso partito accetta le dimissioni del suo nuovo capo di gabinetto. Ministro della cultura da sole poche settimane, Alessandro Giuli non perde l'occasione per finire nel ciclone mediatico. (la Repubblica)
Il ministro della Cultura Alessandro Giuli torna a parlare dopo la bufera che lo ha travolto, a partire dalle dimissioni del suo capo di gabinetto Francesco Spano, fresco di nomina. “Un ministro deve avere dei margini riconoscibili di indipendenza, soprattutto nella misura in cui, io sono ministro anche per Saviano, per Scurati, si fa espressione di un governo il cui partito principale ha il 30%, in quel 30% deve esserci lo spazio per una destra progressiva, non reazionaria, e che non guarda al passato. (LAPRESSE)