Google, il Dipartimento di Giustizia Usa valuta lo spezzatino: cedere Chrome e Android

Le autorità americane hanno pubblicato una bozza dei rimedi antitrust che potrebbero chiedere a Google, dopo la sentenza che ad agosto ha stabilito che quello della società è un monopolio illegale. A novembre la lista dettagliata dei provvedimenti. La replica di Google: richieste radicali e dannose per gli utenti (Milano Finanza)

Su altre fonti

La mossa rappresenterebbe uno storico intervento antitrust. In un documento presentato martedì, gli enti regolatori hanno suggerito che il giudice Amit Mehta potrebbe anche imporre a Google, divisione di Alphabet Inc. (Il Sole 24 ORE)

Secondo un documento depositato ieri in tribunale e visionato dal Financial Times, il Dipartimento di Giustizia Usa sta «prendendo in considerazione misure correttive e strutturali» che impedirebbero al gigante del web di utilizzare prodotti come il browser Chrome, l’app store Play e il sistema operativo Android per ottenere vantaggi sui competitor o sui nuovi arrivati. (La Stampa)

A seguito della sentenza di un tribunale statunitense che ha indicato Google come monopolista nel settore delle ricerche web, il Dipartimento di Giustizia statunitense e gli altri querelanti hanno depositato un documento per delineare i rimedi da perseguire per affrontare le violazioni di Google e ripristinare la concorrenza. (DDay.it)

Perché lo spezzatino di Google non è la ricetta giusta per il mercato (di A. Sarno)

Lo scorso agosto la sentenza che ha stabilito l’abuso di posizione dominante nel searching. (CorCom)

Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti è pronto a considerare misure contro Google per limitarne la posizione di monopolio della ricerca online sul mercato. (Economy Magazine)

E lo ha fatto stringendo accordi esclusivi con Apple e Samsung per rendere Chrome il motore di ricerca predefinito: a fronte di pagamenti multimiliardari BigG ha conquista… Un giudice americano ha stabilito che l’azienda ha agito illegalmente per mantenere il monopolio nel settore delle ricerche online. (L'HuffPost)