Piersanti Mattarella, un “Magma” di mafia, politica e bugie
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Il 6 gennaio 1980, Piersanti Mattarella, presidente della Regione siciliana, veniva assassinato mentre si recava a messa con la famiglia. Quel giorno, Mattarella aveva concesso una giornata di riposo alla sua scorta, un gesto che si sarebbe rivelato fatale. Poco dopo le 12:50, un killer lo affrontò con sei colpi di calibro 38 davanti alla sua abitazione in via Libertà. La moglie Irma, che era accanto a lui, assistette impotente all'omicidio.
L'omicidio di Mattarella, che voleva cacciare i mafiosi e i loro complici dai palazzi della politica, ha lasciato un segno indelebile nella storia repubblicana italiana. Nonostante siano passati decenni, le indagini sull'omicidio continuano a rivelare nuovi dettagli e a sollevare ulteriori interrogativi. L'inchiesta, che procede seguendo l'ipotesi di un delitto mafioso ideato e pianificato in Sicilia senza appoggi esterni, ha visto l'emergere di lettere anonime, immagini fornite agli inquirenti da giornali e agenzie di stampa, e dichiarazioni di collaboratori di giustizia.
Pino Arlacchi, professore di sociologia e tra gli architetti della strategia italiana contro la mafia negli anni '80 e '90, ha sottolineato i rapporti costanti tra mafia e destra eversiva, come nell'omicidio di Mattarella. Arlacchi, che ha creato il progetto esecutivo della Direzione investigativa antimafia e ha ricoperto ruoli di rilievo nelle istituzioni italiane e internazionali, continua a denunciare le connessioni tra criminalità organizzata e politica.
Il docufilm di Giorgia Furlan, intitolato "Piersanti Mattarella, un 'Magma' di mafia, politica e bugie", ricostruisce il delitto e le ombre che lo circondano. Attraverso le testimonianze di giornalisti, investigatori e familiari, il film cerca di decifrare la massa informe e caotica di misteri e segreti che ribolle sotto la crosta della storia repubblicana.