La minaccia di Trump ai Brics sul dollaro è la spia di un forte nervosismo americano
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Il presidente eletto Donald Trump continua le sue riunioni a Mar-a-Lago, dove ha già incontrato diversi leader stranieri, tra cui il premier canadese Justin Trudeau. Prosegue la composizione della squadra per la prossima amministrazione, il cui insediamento avverrà a partire dal 20 gennaio con il giuramento del tycoon. E già si conoscono le prime misure che egli ha in testa: dazi sulle merci di Messico, Canada e Cina (InvestireOggi.it)
Ne parlano anche altri giornali
L'indice USDIDX del dollaro statunitense rimbalza da una zona di supporto chiave, sostenuto dalle minacce del futuro presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di imporre dazi del 100% ai paesi membri dei BRICS. Oggi il dollaro statunitense guadagna lo 0,54%, raggiungendo i 106,3800 punti. (XTB)
Nei giorni scorsi, il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha promesso di introdurre tariffe elevate su Cina, Canada e Messico, minacciando di destabilizzare le catene di fornitura dell’industria automobilistica e suscitando preoccupazioni tra gli investitori riguardo ai costi più elevati. (ClubAlfa.it)
Nel frattempo la divisa statunitense si apprezza anche sullo yen del Giappone, riportandosi sopra quota 150 yen e in generale su tutte le maggiori valute.In particolare il renminbi cala ai minimi da un anno a questa parte, con il dollaro che sale a 7,29 yuan. (Tiscali Notizie)
L’abisso che si è aperto davanti agli Stati Uniti (ossia al principale imperialismo, quello occidentale) è di dimensioni tali da annebbiare la mente. Deve essere per questo che nell’ultimo decennio i gruppi dominanti quel paese hanno selezionato personaggi davvero improbabili come “presidenti”. (Contropiano)
A suo avviso, sarebbe necessario importare più prodotti americani per riequilibrare la bilancia commerciale tra le due parti dell’oceano. Giusta considerazione, però è difficile pensare che, nel momento di segnare con qualche ballon d’essai l’esordio della nuova presidenza americana, Donald Trump rinunci all’idea di limitare le importazioni utilizzando come una clava lo strumento dei dazi. (ilmessaggero.it)
Con l'inizio della seconda presidenza di Donald Trump, i costruttori di auto con stabilimenti situati in Canada e Messico potrebbero ritrovarsi in difficoltà. Ammonterebbero al 25% del valore di ogni bene nuovo che varchi le frontiere, e sarebbero imposti fin quando Canada e Messico non rafforzeranno i controlli contro la movimentazione di droghe, in primis il Fentanyl, e dei migranti illegali. (La Gazzetta dello Sport)