L'offerta di Unicredit per Banco Bpm verso la prima tappa
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MILANO L'offerta pubblica di scambio di Unicredit per Banco Bpm si avvia verso la prima tappa. Alla fine della settimana prossima, scadono i venti giorni indicati da Unicredit per presentare la documentazione alla Consob. Una tappa che arriverà a distanza di una settimana dalla mossa di Credit Agricole che ieri ha ufficializzato di aver acquistato strumenti finanziari pari al 5,2% del capitale di Piazza Meda, informando le Autorità italiane e lo stesso Banco Bpm. (l'Adige)
Ne parlano anche altri giornali
Milano, 6 dic. Il Credit Agricole, già primo azionista, rafforza la presa, portando la sua posizione complessiva al 15,1% nel capitale della banca italiana, su cui la scorsa settimana Unicredit aveva lanciato a sorpresa un’Ops. (Agenzia askanews)
Si tratta di una posizione potenziale, costruita su strumenti derivati come aveva fatto la stessa Unicredit con Commerzbank, ma questa è solamente una formalità: ben difficilmente Bankitalia e la Banca centrale europea si opporranno alla richiesta dell’istituto francese di superare il 10% e arrivare fino al 19,99% del capitale sociale di Banco Bpm (il Giornale)
Si infiamma la battaglia sul Banco Bpm. (ilgazzettino.it)
«Le probabili opzioni di CA - ha aggiunto - sarebbero di fondere Bpm con CA Italia (a condizioni interessanti per CA) o affrontare una complicata combinazione con Mps» ma, «entrambe queste strade distruggerebbero il valore azionario di Bpm». (ilmessaggero.it)
Il 6 dicembre, Crédit Agricole ha reso noto di aver concluso degli accordi sui derivati per incrementare la sua partecipazione in Banco Bpm, passando dal 9,9% al 15,1%. Ha inoltre dichiarato l’intenzione di richiedere all’autorità di vigilanza bancaria europea il permesso di aumentare tale quota fino al 19,99%. (Infoinsubria)
Il Crédit Agricole irrompe nella battaglia sul Banco Bpm, e l’operazione avviata da Unicredit su Piazza Meda si complica. Con una mossa a sorpresa, la banca francese, già prima azionista dell’istituto nato sull’asse Milano-Verona con il 9,9%, ha “prenotato” attraverso la sottoscrizione di contratti derivati un ulteriore 5,2% del capitale. (La Stampa)