Ucraina, le condizioni di Putin per la tregua: stop armi a Kiev, controllo del Kursk e delle 4 regioni già occupate, colloqui con Trump

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Il Fatto Quotidiano ESTERI

Vladimir Putin non ha detto no, ma neanche sì. Per cominciare a parlare di una tregua in Ucraina il presidente russo ha posto alcune condizioni che per Kiev e gli alleati occidentali non sarà facile accettare. In una conferenza stampa tenuta a Mosca al fianco dell’alleato bielorusso Aleksander Lukashenko (un chiaro messaggio all’Europa poiché – confinando con Polonia, Lettonia e LituaniaMinsk è per l’Ue una spina nel fianco sul fronte orientale), il presidente della Federazione russa ha chiesto in primo luogo la garanzia che Kiev non mobiliterà né addestrerà truppe, né riceverà aiuti militari durante il cessate il fuoco di 30 giorni ipotizzato dai rappresentati di Ucraina e Stati Uniti durante il vertice tenuto nei giorni scorsi a Gedda, in Arabia Saudita (Il Fatto Quotidiano)

La notizia riportata su altre testate

"Tutti abbiamo sentito dalla Russia parole molto prevedibili di Putin, che prova a manipolare la verità rispondendo alle domande sul cessate il fuoco. In realtà sta preparando un rifiuto. Putin, ovviamente, ha paura di dire direttamente al presidente Trump che vuole continuare questa guerra e che vuole uccidere gli ucraini. (Il Sole 24 ORE)

La Russia è favorevole alla proposta di tregua presentata dagli Usa sulla guerra in Ucraina, "ma riteniamo che il cessate il fuoco dovrebbe portare a una pace di lungo termine e rimuovere le cause della crisi". (Il Sole 24 ORE)

Così il presidente russo Vladimir Putin, parlando in conferenza stampa con il suo omologo bielorusso Alexander Lukashenko. Il leader del Cremlino ha anche aggiunto che ci sono delle «questioni» su cui discutere, compresa la regione del Kursk (Corriere TV)

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In altri termini, per lo zar alcune questioni devono ancora essere affrontate e soprattutto Mosca ha ancora bisogno di “consultazioni con gli Usa”, probabilmente con una telefonata con il presidente Donald Trump. (Nicola Porro)

«La regione del Kursk presto sarà liberata». Le voci insistenti degli ultimi giorni, che parlavano di una ritirata progressiva delle forze ucraine, sono ora confermate. La regione simbolo della controffensiva di Kiev sta per cadere nuovamente nelle mani del Cremlino, con l’aiuto delle truppe inviate dall’alleato nordcoreano. (Open)

Nemmeno il tempo di atterrare a Mosca e Steve Witkoff, inviato speciale del presidente americano Donald Trump, viene subito gelato dal Cremlino. "Gli Stati Uniti hanno individuato un mediatore nei negoziati con la Russia: non è Steve Witkoff", ha affermato il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov in un'intervista al canale televisivo Zvezda. (Liberoquotidiano.it)