Beko fa tremare la Piazza: "Noi vogliamo lavorare. Questo è il nostro sogno"
"Noi non siamo carne da macello". È l’urlo che risuona in piazza del Campo, rompendo la commozione dell’incontro tra il sindaco Nicoletta Fabio e gli operai Beko. I vertici della multinazionale turca - che ad aprile scorso avevano rilevato Whirlpool - hanno annunciato mercoledì, nel tavolo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, un piano industriale che prevede 1935 esuberi a livello nazionale, tra i quali rientrano i 299 lavoratori dello stabilimento di Siena, destinato a interrompere la produzione e chiudere i battenti a fine 2025. (LA NAZIONE)
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Lo afferma il presidente della Provincia, Sergio Loggi, che ricorda come il 7 novembre scorso Palazzo San Filippo, partecipando al confronto instaurato al Ministero delle Imprese del Made in Italy, “espresse insieme alle altre istituzioni presenti l’urgenza imprescindibile di salvaguardare i livelli occupazionali predisponendo un piano industriale credibile e strutturato di rilancio del sito di Villa Pera”. (La Nuova Riviera)
Beko Europe, la società di elettrodomestici controllata dal gruppo turco Arçelik, ha presentato un piano industriale per l’Italia che prevede la chiusura di due stabilimenti e il ridimensionamento di un terzo sito. (Start Magazine)
I turchi della Beko mettono in sequenza cifre che sono croci piantate sul terreno dell’occupazione: a Comunanza, entroterra profondo dell’ascolano, si prospetta la chiusura della fabbrica di lavatrici e lavasciuga, una partita di razionalizzazione industriale giocata sulla pelle di 320 dipendenti, soprattutto tute blu, con la spina nel fianco dell’indotto che potrebbe generare altre 2.000 vittime di quei tagli. (corriereadriatico.it)
La mobilitazione è stata decisa dopo un'assemblea dei dipendenti davanti ai cancelli dello stabilimento. L'iniziativa, in difesa dei circa 300 lavoratori di Beko Europe, segue l'annuncio della chiusura dello stabilimento ex Whirlpool entro il 2025, deciso dall'azienda. (gonews)
I lavoratori di Beko in sciopero a oltranza (La Stampa)