Fibrillazioni non solo sulla Cultura

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L'Eco di Bergamo INTERNO

La messa in onda di «Report», più che danneggiare il governo e la destra, ha soprattutto avvantaggiato il suo autore Sigfrido Ranucci il quale ha così abilmente annunciato alla vigilia chissà quali devastanti rivelazioni («Un altro caso Boccia!») da portarsi dietro un bel 14 per cento di pubblico televisivo, che per la tv di oggigiorno equivale a un botto. In realtà, a parte la foto della penosa ferita sulla fronte di Gennaro Sangiuliano procuratagli dalla mancata consigliera, e un po’ di pettegolezzi su mostre governative, gestione di musei, aquile tatuate sul petto del successore di Sangiuliano, Giuli, poco si è saputo che già non fosse stato ampiamente dragato da tutte le redazioni. (L'Eco di Bergamo)

Su altre fonti

La vicenda delle dimissioni di Francesco Spano, ormai ex capo di gabinetto del ministro della Cultura Alessandro Giuli, è l’ennesimo sintomo di un clima tesissimo all’interno del partito di Giorgia Meloni. (Il Fatto Quotidiano)

Lo scontro tra Giuli e Fratelli d'Italia Motivo dello scontro, le dimissioni di Francesco Spano, dirigente con cui aveva già lavorato al Maxxi e che aveva "promosso" capo di gabinetto del Mic dopo la cacciata di Francesco Gilioli, accusato di "tradimento" per aver essere andato a parlare del "caso Sangiuliano" con la Procura senza avvertire il neo ministro. (Today.it)

"Chi ha pensato a difendere Spano? È stato offeso, vituperato. Chi della comunità Lgbtq+ lo ha difeso?": l'ex parlamentare dem Paola Concia lo ha detto al Corriere della Sera puntando il dito contro la sinistra per non aver preso posizione sul caso di Francesco Spano, l'ex capo di gabinetto del ministero della Cultura che si è dimesso a 10 giorni dalla nomina. (Liberoquotidiano.it)

L'aria che si respira dentro FdI, però, se non è da lunghi coltelli è certamente quella di una quiete imposta, di una serie di tossine e di conflitti interni pronti a riemergere carsicamente alla prossima occasione. (Il Dubbio)

L'ex capo di gabinetto del ministero della Cultura a Repubblica: "Il contratto di mio marito non c'entra niente. Sono addolorato" ROMA – “Sono finito in un tritacarne politico ingiusto e ingiustificato. (Dire)

Il degrado del ministero della Cultura – istituzione che dovrebbe tutelare e promuovere il patrimonio del paese, in tutte le sue forme, nell’interesse pubblico – non l’abbiamo scoperto con l’ondata di dimissioni partita a febbraio con la «resa» del sottosegretario Sgarbi. (il manifesto)