Georgescu estromesso dalle elezioni in Romania, scoppia il caos
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Călin Georgescu, il candidato ultra-nazionalista e filorusso che aveva sfiorato la vittoria alle elezioni presidenziali romene dello scorso novembre, è stato ufficialmente escluso dalla corsa elettorale per il voto del 4 maggio. La decisione, presa dall’Ufficio elettorale centrale della Romania, arriva dopo mesi di tensioni e accuse di interferenze esterne, che hanno portato all’annullamento del primo turno delle presidenziali, vinto da Georgescu con il 22,94% dei voti. La Corte costituzionale aveva già sollevato dubbi sulla regolarità del voto, ipotizzando manipolazioni legate a presunte ingerenze russe, un elemento che ha pesato come un macigno sulla candidatura dell’ex diplomatico.
Georgescu, noto per le sue posizioni vicine all’estrema destra e ai circoli filo-russi, aveva superato al ballottaggio la candidata europeista Elena Lasconi, ferma al 19,18%. Tuttavia, il suo successo è stato offuscato dalle accuse di brogli e dalla successiva invalidazione del risultato. Ora, l’esclusione dalle nuove elezioni ha scatenato la reazione dei suoi sostenitori, che hanno dato vita a violente proteste nelle strade di Bucarest, con scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. La capitale romena è stata teatro di disordini, con barricate e lancio di oggetti contro la polizia, in un clima di tensione crescente.
Nonostante l’esclusione, Georgescu non sembra intenzionato a gettare la spugna. Attraverso un video diffuso sui social, ha annunciato di voler presentare ricorso alla Corte costituzionale, definendo la decisione dell’Ufficio elettorale un attacco alla democrazia. «Andremo avanti insieme fino alla fine. Pace, libertà e democrazia», ha dichiarato, affiancato da George Simion, leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), e da Anamaria Gavrila, presidente del Partito dei Giovani (Pot). La sua figura, già al centro di polemiche per le posizioni anti-UE e filo-russe, continua a polarizzare l’opinione pubblica, dividendo chi lo vede come un difensore degli interessi nazionali e chi lo considera un burattino di Mosca