Condannato De Pasquale. "Ha nascosto le prove"

Dopo Piercamillo Davigo, tocca a Fabio De Pasquale. I veleni dell'inchiesta Eni fanno ieri a Brescia un'altra vittima eccellente. Il «Dottor Sottile» del pool Mani Pulite era stato condannato a quindici mesi per rivelazione di atti segreti. Ieri lo stesso giudice che ha condannato Davigo condanna anche De Pasquale, fino a maggio procuratore aggiunto della Repubblica a Milano, e tutt'ora in servizio come pm nel capoluogo lombardo. (il Giornale)

Su altre fonti

Lo ha deciso il tribunale bresciano, presieduto da Roberto Spanò,… (La Repubblica)

Processo finito nel nulla (assolti perché “il fatto non susssite”), ma che ha causato il procedimento ai danni dei due pm accusati di aver nascosto prove a favore degli imputati. Sono stati condannati dal tribunale di Brescia l’ex procuratore aggiunto di Milano, Fabio De Pasquale, e il suo collaboratore, Sergio Spadaro. (Nicola Porro)

Il Tribunale di Brescia ha condannato i pubblici ministeri milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro a 8 mesi di carcere per il reato di 'rifiuto di atti d'ufficio' per non avere depositato elementi che (Secolo d'Italia)

Processo Eni-Nigeria, il pm Fabio De Pasquale condannato a otto mesi: «Non diede alle difese le prove della falsità di Armanna»

Il processo che ha visto imputati i pubblici ministeri milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro si è concluso a Brescia con una condanna a 8 mesi di reclusione per rifiuto di atti d’ufficio. (StatoQuotidiano.it)

Secondo l'accusa, i due pm non avrebbero depositato alcune chat che avrebbero potuto essere rilevanti per la difesa nel caso Eni-Nigeria. (Fanpage.it)

Il pm all'«americana», che con gli elementi a sua conoscenza fa quello che vuole nel proprio processo, in Italia non si può fare: il Tribunale d Brescia ha condannato a 8 mesi (con attenuanti generiche e sospensione della pena) il procuratore aggiunto uscente milanese Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro (ora in forza alla Procura europea antifrodi) per «rifiuto d’atti d’ufficio» nel non aver voluto depositare nel febbraio-marzo 2021, a ridosso della sentenza del processo milanese per corruzione internazionale Eni-Nigeria, talune chat dell’ex dirigente Eni Vincenzo Armanna che, trovate e segnalate ai colleghi dal pm Paolo Storari tramite la collega Laura Pedio e il procuratore Francesco Greco nel procedimento parallelo sul depistaggio, incrinavano l’attendibilità del coimputato/accusatore di Eni assai valorizzato dai due pm al pari del suo sodale Piero Amara. (Corriere Milano)