La lezione del derby: fermi tutti, il genio non è più Inzaghi, è Fonseca
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Non solo la legge dei grandi numeri. Molto altro, molto di più. Se devo morire, lasciatemi morire a modo mio, avrà pensato Paulo Fonseca. E allora: Christian Pulisic più Alvaro Morata più Tammy Abraham più Rafael Leao; 4-4-2 o 4-2-4 a seconda delle fasi (di possesso o non possesso). Nel derby, addirittura. Non è morto. Anzi. E’ risorto. Ha vinto. E con pieno merito. L’Inter si era aggiudicata gli ultimi sei e veniva dalle coccole guardiolesche di Manchester (Eurosport IT)
La notizia riportata su altri giornali
Il minuto più intenso, con tanto di sottofondo struggente di Ennio Morricone, a Totò glie l’ha tributato il Bernabeu e il Real Madrid di Carletto Ancelotti. Tu ti aspetti che quello più toccante per onorare la memoria di Totò Schillaci lo facciano a Torino quelli della Juventus o nelle sue amate Messina e Palermo o a San Siro, sponda interista, e invece no. (Avvenire)
Su cosa si sono detti nello spogliatoio (Pianeta Milan)
"Reijnders veniva da un gol a Lecce e io ho chiesto a Pioli: "Quand'è che questo giocatore diventerà un giocatore da doppia cifra". Nel corso del podcast di "TUTTI IN THE BOX", il giornalista di DAZN Tommaso Turci ha detto la sua sul derby di Milano, vinto domenica sera dal Milan di Paulo Fonseca dopo una settimana piuttosto complicata, soffermandosi in modo particolare su Tijjani Reijnders, dal cui piede è partito l'assist per il gol del definitivo 2 a 1 di Gabbia: (Milan News)
Il Milan ha vinto il derby contro l’Inter per 2-1. (SOS Fanta)
Che vuol dire? Che deve ancora fare delle scelte definite e definitive, perché cambia situazioni di gioco durante la partita e prima della partita fa delle scelte che non erano previste, a parte l’infortunio di Gatti, quindi l’impiego di Savona – non di Danilo ma perché Danilo non gli garantisce una copertura difensiva: il gol che ha preso in Coppa per qualcuno, non solo lui, è responsabilità di Danilo. (Tutto Juve)
Le parole di Filippo Galli sull'evoluzione in campo: "All'inizio era un centrocampista, dovemmo convincerlo noi ad arretrare in difesa e Matteo non la prese benissimo: ogni tanto si arrabbiava e faceva lanci di 50 metri per farci capire che non era soddisfatto (ride, ndr). (Il Milanista)