La poca Siria ‘scatola vuota’ che resta ad Al Julani
Bashar al Assad si è portato via la cassa. Le riserve della banca centrale, due tonnellate di banconote e 250 milioni di dollari erano già stati trasferiti in passato in Russia, la sua cerchia di potere aveva acquistato un quartiere della capitale russa dove trasferirsi con i proventi delle rapine a danno del popolo siriano, del contrabbando e del traffico di droga. L’apparato bellico delle forze armate siriane non esiste più. (Contropiano)
Se ne è parlato anche su altri media
Militante del Partito d’Azione Comunista della Siria, è stato imprigionato per 17 anni nella terribile prigione di Palmira. Pubblichiamo da International Viewpoint, organo in inglese della Quarta Internazionale, questa intervista, anche se è vecchia di una settimana. (Brescia Anticapitalista)
L’articolo de La Stampa parla espressamente di balli e di gioia e allude al fatto che i siriani festeggiano con grande gaudio la vittoria sul regime di Assad. (Radio Radio)
Siria: ultimi eventi (IARI - Istituto Analisi Relazioni Internazionali)
Il crollo di Bashar al-Assad ha come immediato corollario il declassamento di Mosca dal rango di grande potenza. A rivelarsi significative sono soprattutto le conseguenze che il collasso del regime alauita ha per l’operatività marittima della Russia (Panorama)
Il caso della Siria e del Libano offre un esempio emblematico delle conseguenze durature delle decisioni prese dalle potenze imperiali durante e dopo la Prima Guerra Mondiale.L’Accordo Sykes-Picot del 1916, un’intesa segreta tra Gran Bretagna e Francia con il consenso della Russia, era finalizzato a ridisegnare le mappe politiche del Medio Oriente, suddividendo l’Impero Ottomano in sfere di influenza. (Il Cittadino)
Era rimasto il solo, il regime di Bashar al-Assad, ultimo testimone di quel modello di statualità nato sui valori cardine delle lotte per l’indipendenza dalla presenza coloniale: nazionalismo, smantellamento della vecchia élite di aristocratici filoccidentali, potere alla nuova borghesia di burocrati e militari, avversione allo stato d’Israele e difesa a oltranza della causa palestinese. (La Stampa)