Simonetta Cesaroni, archiviazione respinta per delitto di Via Poma: nuovi approfondimenti
Secondo la gip di Roma Giulia Arcieri vi sarebbe stato il tentativo di proteggere non solo l’assassino di Simonetta Cesaroni, uccisa il 7 agosto 1990, ma anche l’ufficio di via Poma dove ci sarebbero stati documenti riservati dei servizi segreti. Sono tante le persone che la procura dovrà sentire, - riporta Repubblica - vecchi protagonisti e soggetti mai ascoltati prima A respingere l’archiviazione è stata la gip di Roma Giulia Arcieri, che ha chiesto ai pm di fare luce sull’intervento di “poteri forti” nelle vecchie indagini inquinate. (Sky Tg24 )
Ne parlano anche altre fonti
La tesi che affiora dal decreto con cui la gip Giulia Arcieri dispone nuove indagini su via Poma (trentaquattro anni dopo) è la seguente: in quegli uffici dell’Associazione italiana alberghi della Gioventù (Aiag), gli stessi in cui Simonetta Cesaroni lavorava part time come contabile, vi erano documenti segreti. (Corriere Roma)
La richiesta di archiviazione sul delitto di Via Poma è stata respinta. E anche se il tempo trascorso da quel giorno non è poco, non è perduta per la giustizia italiana la speranza di trovare, vivo o morto che sia, chi falciò brutalmente quella giovane vita nell’estate di Italia 90. (Il Fatto Quotidiano)
Per cominciare, la ragazza di via Poma era lì, nell’ormai celebre via, solo part time. Prestata occasionalmente, due giorni la settimana, alla contabilità dell’associazione nazionale alberghi della gioventù (Aiag). (Corriere della Sera)
Era la notte del 16 agosto del 2022 quando i militari della Stazione di San Giovanni Incarico, intervenuti su richiesta del 118 all’interno di una abitazione, trovarono un giovane del posto, classe 1993, riverso a terra, in camera da pranzo, privo di vita colpito da arresto cardiocircolatorio. (Frosinone News)
Carte su cui pubblici ministeri e investigatori non avrebbero dovuto mettere gli occhi. – Documenti riservati dei servizi segreti nell’appartamento in cui fu uccisa Simonetta Cesaroni in via Carlo Poma 2 il 7 agosto 1990. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Dopo tale evento, l’Autorità Giudiziaria determinava l’espiazione della pena residua in regime di detenzione domiciliare all’interno di una dimora diversa rispetto a quella in cui abita il restante nucleo familiare. (Cronache Cittadine)