Calenzano, prosegue l'inchiesta, presto i primi indagati
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La strage di Calenzano, che ha sconvolto la comunità locale, potrebbe presto vedere i primi indagati. Le modalità della manutenzione e la gestione della sicurezza sono sotto accusa. Lunedì mattina, nel deposito Eni di Calenzano, erano in corso non uno ma due differenti interventi di manutenzione straordinaria. Gli inquirenti non hanno ancora chiarito se ad eseguirli fosse la stessa squadra di cinque operai della Sergen, oppure anche altre ditte. Tuttavia, la circostanza conferma la disinvoltura con cui sono stati disposti i lavori nella zona di carico carburante, senza ritenere necessario fermare l'accesso delle autocisterne.
Massimiliano Niccolai, autotrasportatore di 60 anni e da oltre 20 nel settore, ha raccontato di essere salvo per miracolo: "Fossi arrivato 5 secondi prima, sarei morto". Niccolai ha negli occhi le immagini dell'esplosione al deposito Eni di Calenzano, ricordando quegli ultimi attimi prima che il fuoco avvolgesse tutto, compresi i suoi colleghi e gli addetti alla manutenzione che lavoravano all'impianto.
Le autopsie sui corpi delle cinque vittime dell'esplosione sono già state completate. La procura di Prato ha incaricato tre medici legali: Martina Focardi, Beatrice Defraia e Rossella Grifoni. Le autopsie sono state effettuate all'istituto di Medicina legale di Careggi, a Firenze. Nelle prossime ore verranno effettuate sulle salme le verifiche per l'identificazione, e a questo proposito saranno raccolti i DNA dei familiari.
La gestione della sicurezza durante gli interventi di manutenzione è al centro delle indagini. Secondo un sindacalista della Uil, le attività di carico non vengono sospese durante gli interventi di riparazione, una prassi che potrebbe aver contribuito alla tragedia.