La banda dei dossier aveva dati del Centro anticrimine informatico. Gli investigatori: “C’è il rischio che le spie fuggano”

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Ponte sullo Stretto

La banda dei dossier poteva contare su una talpa in grado di far filtrare “informazioni ricevute che riguarderebbero un’attività del Cnaip“, cioè il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche della Polizia Postale. È quello che emerge da alcune intercettazioni delle persone finite ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della procura di Milano. Per l’aggiunta Alessandra Dolci e i pm Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco c’era un’associazione a delinquere che effettuava migliaia di accessi illeciti alle banche dati riservate. (Il Fatto Quotidiano)

Su altre testate

Sono decine le aziende che hanno assoldato e pagato Equalize, la società di investigazione dell'ex poliziotto Carmine Gallo e del presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, per ottenere dossier riservati. (WIRED Italia)

Sarebbero, nella sostanza, altre frasi pronunciate, con dichiarazioni spontanee davanti al gip, da uno dei quattro arrestati nell'inchiesta milanese sul network di cyber-spie. "Sono preoccupato, avevo percepito che dietro a questo sistema c'era qualcosa di oscuro". (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Un’inchiesta si allarga e svela trame degne di una spy story firmata da le Carrè. Come ad esempio l’incontro tra gli hacker spioni al servizio del potere di via Pattari 6 e gli israeliani per discutere di Eni, «cliente», peraltro, della stessa squadra finita sotto i riflettori della procura antimafia di Milano (Domani)

Caso dossier. Gli 007 israeliani, l'Eni, le Procure: cosa c'è negli archivi delle spie

Ora sono spuntati anche un dossier e intercettazioni che avevano messo nel mirino Marcell Jacobs e il suo staff. Con il passare dei giorni emergono nuovi dettagli inquietanti sull'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano sul gruppo di cyber-spie. (il Giornale)

L’ex poliziotto Carmine Gallo e l'esperto informatico Samuele Nunzio Calamucci si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante gli interrogatori di garanzia che si sono svolti il 31 ottobre nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Milano (leggo.it)

Ansa (Avvenire)