Blog | Dal debito alla corruzione. Perché il piano Draghi è utopia in Italia

Post di Matteo Mariotti, economista EY Polonia – Il 9 settembre 2024, Mario Draghi ha presentato a Bruxelles il suo rapporto, “Il futuro della competitività dell’UE”. Lo scopo di questo breve articolo non è quello di analizzare il rapporto Draghi, già ampiamente coperto da molti altri media e analisti, ma piuttosto quello di fornire alcune valide ragioni sul perché lo stesso sia utopico per l’Italia. (Econopoly)

Su altri media

Grazie al Rapporto sulla competitività di Mario Draghi, nel dibattito politico è tornata centrale l’idea di fare debito comune europeo al fine di finanziare investimenti per la crescita: l’ex premier italiano propone un piano da 800 miliardi l’anno. (ROMA on line)

“Così piccola e … fragile”, così cantava Drupi nell’estate del 1974 e questa situazione sembra quella dell’industria europea secondo il Rapporto di Mario Draghi sul “Futuro della competitività europea”, che ha accesso il dibattito sulla capacità di tenere il mercato e il ritmo del cambiamento rispetto a Stati Uniti e a Cina, raccogliendo una “sfida esistenziale” per evitare di cadere in una situazione di crisi permanente, tanto che un editoriale del 19 settembre scorso il Washinton Post ha titolato “come fermare il declino dell’Europa”. (L'HuffPost)

Tutti i segnali di allarme dell'economia europea si sono accesi, con una brutale battuta d'arresto della crescita industriale nell'ultimo anno che segue una fase di rallentamento progressivo. (Primonumero)

Ultim'ora: i soldi europei non esistono. E quindi indovinate chi pagherà l'ultima proposta di Draghi

Titoli italiani in prima linea con il Rapporto Draghi. La relazione non ha solo messo in evidenza i trend globali, ma ha anche posto l’accento su come l’Europa e, in particolare, l’Italia, debbano rispondere per rimanere competitive. (Corriere della Sera)

È necessario un migliore ambiente di finanziamento per l’innovazione dirompente, le startup e i processi di scaleup, rimuovendo contestualmente le barriere alla crescita all’interno dei mercati europei. (StartupItalia)

Chi pagherà? La risposta, secondo Draghi, è piuttosto chiara. Dovrebbe pagare il cosiddetto debito comune. Perché dai fondi per gli investimenti necessari? Perché dovrebbero esserci, secondo lui, dei finanziamenti pubblici comuni per evitare che i singoli Stati, come è sempre successo, continuino a indebitarsi. (Radio Radio)