Sanità calabrese, inefficienze e fuga dei pazienti
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La sanità calabrese, già da tempo al centro di polemiche e inefficienze, continua a vivere un periodo di grande difficoltà. La legge di Bilancio ha aperto nuovi spazi per mitigare gli effetti della mobilità sanitaria, utili soprattutto a territori come la Calabria, dove il costo delle cure fuori regione ha un impatto devastante sui conti sanitari. Nel 2024, la Cittadella ha pagato un prezzo altissimo a causa delle scelte dei calabresi di cercare altrove risposte più appropriate alla domanda di cura.
Le cifre sono impressionanti: l'emergenza-urgenza e le indennità rappresentano solo una parte del problema. La Cisl ha recentemente evidenziato una serie di inefficienze che caratterizzano l'intero settore. La segretaria generale della Funzione pubblica, Luciana Giordano, ha sottolineato l'interruzione, da mesi, dei rapporti con la struttura commissariale e gli uffici della Cittadella. L'ultimo contatto risale al 23 ottobre scorso, quando il Dipartimento Salute e i sindacati erano finalmente riusciti a trovare uno sbocco alla questione delle indennità per il personale sanitario di Pronto soccorso, aumentate in quell'occasione da 66,62 euro a 80,85 lordi al mese.
Nonostante il ritorno della gestione del piano di rientro nelle mani del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, e l'approvazione dei bilanci di ASP e ospedali, che prima praticavano la contabilità orale, la situazione non è migliorata. I nuovi bandi di assunzione non hanno dato i risultati sperati: agli avvisi per 159 posti in emergenza-urgenza, hanno aderito solo tredici medici, e non si sa ancora quanti effettivamente accetteranno.
La sanità calabrese resta dunque al centro dei riflettori, con una serie di inefficienze e problemi strutturali che sembrano lontani dall'essere risolti.