Industria automobilistica europea in crisi, la tempesta perfetta

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ECONOMIA

L'industria automobilistica europea, già provata dalla crisi epocale degli anni scorsi causata dalla pandemia, dalla guerra e dalla carenza di chip, si trova ora ad affrontare una nuova tempesta, forse la più intensa e pericolosa. Le fabbriche chiudono, anche quelle tedesche, considerate un tempo intoccabili, mentre le multe dell'Unione Europea per il superamento dei limiti di CO2 nel 2025 incombono minacciose. La recente Cop29 di Baku ha confermato l'intenzione di spingere ulteriormente sulla decarbonizzazione dei trasporti, ignorando i segnali di allarme provenienti dal mondo produttivo.

La transizione ecologica in Europa, accelerata e non priva di contraddizioni, sta scontentando l'automotive, che paga un prezzo altissimo. Germania e Italia, alleate contro i limiti UE per il 2025, si oppongono alle multe, sostenendo che i soldi servono alle aziende per investire. La convergenza italo-tedesca è stata confermata in un incontro a Berlino tra il ministro federale dell'Economia, Robert Habeck, e l'omologo italiano, Adolfo Urso.

Inoltre, Italia e altri sei Paesi UE chiedono di anticipare al 2025 la revisione delle norme europee sulle emissioni di CO2 delle auto, che prevedono lo stop dei motori a benzina e diesel nel 2035. La richiesta, inserita in un non-paper a cui hanno aderito Austria, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Polonia, sarà presentata giovedì al Consiglio UE Competitività a Bruxelles, alla presenza del ministro Urso.

L'industria automobilistica europea, dunque, si trova a dover navigare in acque tempestose, tra chiusure di fabbriche, multe incombenti e una transizione ecologica che procede a ritmi serrati, senza tenere conto delle difficoltà del settore.