Il governatore dell’Ohio: “La guerra dei dazi contro l’Europa non piace a tutti tra i repubblicani”

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MILWAUKEE — Non tutti i leader repubblicani sono d’accordo con l’idea di riprendere la guerra dei dazi con l’Europa. A partire da Mike DeWine, potente governatore dell’importante Stato industriale dell’Ohio, da dove viene il candidato alla vice presidenza JD Vance. Parlando con Repubblica, DeWine prende una posizione molto netta: «Le nostre relazioni economiche con l’Europa sono una storia di suc… (la Repubblica)

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"It's the economy, stupid!" è forse il mantra più famoso delle campagne elettorali americane. Fu coniato dallo stratega politico di Bill Clinton, James Carville, che riuscì a ribaltare tutti i pronostici e far vincere le presidenziali del 1992 a un allora giovane governatore democratico dell'Arkansas contro un mammasantissima della politica americana, George Bush senior. (L'HuffPost)

Anzi, a questo si deve aggiungere che, per un puro effetto statistico dato dal fatto che nella seconda parte del 2023 il calo dell’inflazione è stato forte, servirà che i prossimi aumenti mensili dei prezzi siano molto contenuti affinché l’inflazione annua possa continuare a calare verso il 2%. (La Pressa)

Non è presto però per chiedersi quale sarebbe l’impatto sull’Italia e sulla zona euro, se Trump tornasse al potere. Le sue prospettive di rielezione erano già realistiche prima di sabato sera. (Corriere della Sera)

L'impatto delle elezioni USA

In particolare, Goldman Sachs ha stimato le conseguenze su Pil e inflazione dell’eurozona nel caso l’ex presidente trionfi nella corsa alla Casa Bianca. Nelle ultime settimane, secondo gli analisti, le probabilità di vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali di novembre si sono incrementate. (Borse.it)

Nell’ultima puntata del podcast “Al 4° Piano”, lo strategist di Kairos Alessandro Fugnoli analizza le Nel mondo dei mercati finanziari, le elezioni presidenziali americane rappresentano spesso un momento di grande incertezza. (FIRSTonline)

Tutto è pronto per le elezioni presidenziali statunitensi del 2024, almeno per quanto riguarda i principali partiti. In molte liste elettorali a livello statale saranno presenti anche diversi candidati indipendenti (o “no label”) che, come insegna la storia delle elezioni statunitensi, a novembre potrebbero fare la differenza. (Advisoronline)