Toghe dirottate sui casi migranti. E le causa familiari vanno in tilt
Attenzione massima all'immigrazione, le questioni famigliari possono attendere. Lo specchio dei tempi si riflette anche nel funzionamento della giustizia. E così succede che a Roma, precisamente alla sezione famiglia del tribunale civile, i tempi per fissare la prima udienza di separazione giudiziale (quella più importante tra l'altro) si dilatino a tal punto da arrivare fino a un anno. 365 giorni contro i 90 che sarebbero previsti per legge per iniziare l'iter processuale. (il Giornale)
Ne parlano anche altri media
La prima udienza per una separazione giudiziale non può essere fissata prima di un anno. La sezione famiglia del Tribunale civile di Roma, quella che evidentemente ogni giorno si occupa della materia più delicata e vede spesso coinvolti minori in situazioni fortemente conflittuali, se non di pericolo, è al collasso. (ilmessaggero.it)
In tempi record, ad esempio, la giudice Silvia Albano ha negato il trattenimento degli egiziani e dei bengalesi (12 in tutto) che stavano per essere trasportati in Albania, nei due centri costruiti in virtù dell’accordo siglato con Tirana lo scorso anno. (La Voce del Patriota)
Considerando che le cause iscritte a ruolo ogni anno sono circa 7mila, ciò appare comunque insufficiente. Secondo quanto previsto dalla pianta dell'organico, la sezione famiglia dovrebbe contare in tutto 11 giudici più un presidente. (il Giornale)
Mentre la normativa stabilisce che le prime udienze per le separazioni giudiziali dovrebbero avvenire entro 90 giorni, nella pratica si attende almeno un anno. La causa principale risiede nella carenza di magistrati e nella priorità assegnata alla sezione immigrazione: con oltre 7.000 casi annuali, il carico è insostenibile ed evidenzia l’urgenza di una revisione delle risorse destinate alla giustizia familiare. (Radio Roma)