Turetta e la confessione nel memoriale: nel telefono aveva 20mila foto di Giulia. ​«Se non ci laureiamo insieme la vita è finita per entrambi»

Filippo Turetta ha raccontato in un lungo memoriale la sua storia con Giulia Cecchettin, la giovane che ha brutalmente ucciso, e il suo disagio sociale. Il memoriale, rivisto e scritto più volte sia a mano che al computer, ripercorre i suoi ricordi, dalla relazione con Giulia, che definisce «la mia prima e sola ragazza», fino al susseguirsi di eventi che hanno portato alla sua tragica fine. Turetta descrive un’esistenza isolata, caratterizzata da un profondo senso di solitudine e dalla difficoltà di instaurare amicizie e relazioni: «Vedevo tanti che avevamo bei gruppi di amici o erano fidanzati e io ero un po’ invidioso. (ilgazzettino.it)

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“Ho pensato di rapire e uccidere Giulia Cecchettin che lo voleva lasciare mentre volevo stare ancora con lei”. Così Filippo Turetta, per la prima volta, ha ricostruito il delitto nell’aula del processo a Venezia, ammettendo la premeditazione. (Livesicilia.it)

E per questo Filippo ha mentito a mamma e papà. Turetta, infatti, temeva che i genitori non volessero più vederlo dopo l'arresto. Temeva che i genitori potessero scoprire la premeditazione del femminicidio di Giulia Cecchettin. (ilmessaggero.it)

«Ogni volta che ci vedevamo facevo tante foto a Lei o a entrambi insieme. Un segno di un legame che non aveva voluto fosse spezzato, o forse un altro elemento di quella sensazione di «possesso» legata a una visione patriarcale. (ilmessaggero.it)

Turetta e le ricerche online dopo aver ucciso Giulia Cecchettin: «Cosa faresti se tuo figlio ti confessasse un omicidio?»

“Ogni volta che ci vedevamo facevo tante foto a Lei o a entrambi insieme. (Fanpage.it)

La tragica e ordinaria banalità delle sue parole («Volevo tornare insieme a lei, avere un rapporto insieme») ci ricorda che, come insegna Hannah Arendt, la genesi del male spesso non è da ricercarsi nella mancanza di intelligenza, ma nell’incapacità di i… (La Stampa)

e questo senza pensare che ci potesse essere una sorta di premeditazione... «All’inizio non sapevo se i miei genitori sarebbero venuti a trovarmi e avrebbero mantenuto i contatti dopo quello che avevo fatto e questo ovviamente mi pesava e mi metteva molto in ansia. (Corriere della Sera)