Bruxelles accelera sui respingimenti, l’Europa stringe i tempi sul Patto migrazione
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Mentre la Fortezza Europa continua a innalzare muri normativi, la Commissione ha presentato il 16 aprile una proposta che modifica il regolamento procedurale del Patto migrazione e asilo, anticipandone l’entrata in vigore e semplificando i respingimenti. Sebbene il testo debba ancora passare al vaglio del Consiglio e del Parlamento europeo – con il rischio concreto che l’intero impianto possa rivelarsi fragile –, la mossa di Bruxelles solleva già critiche per almeno tre motivi.
In primo luogo, la Commissione ha stilato la prima lista di “paesi di origine sicuri”, tra cui figurano Bangladesh, Egitto e Tunisia, una scelta che permetterà agli Stati membri di accelerare i rimpatri dei richiedenti asilo con basse probabilità di ottenere protezione internazionale. Una decisione che ha suscitato “grande soddisfazione” in Giorgia Meloni, la quale vede in questa svolta un sostegno alle politiche migratorie del suo governo, compreso il controverso accordo con l’Albania per l’esternalizzazione dei centri di detenzione.
L’iniziativa, tuttavia, rischia di svuotare ulteriormente il diritto d’asilo, già indebolito da anni di politiche restrittive. Se da un lato Bruxelles giustifica la scelta con la necessità di snellire le procedure, dall’altro c’è chi teme che l’etichetta di “paese sicuro” venga applicata in modo arbitrario, ignorando situazioni di crisi interne o violazioni sistematiche dei diritti umani.
Non è un caso che la proposta arrivi in un momento in cui l’esecutivo italiano si scontra con ostacoli giuridici nell’attuazione del protocollo con Tirana. La Commissione, di fatto, offre a Roma due strumenti chiave: l’anticipo di alcune norme del Patto e una lista che potrebbe facilitare i respingimenti, aggirando così le resistenze dei tribunali.
Ma se per alcuni si tratta di un passo verso una gestione “più efficiente” dei flussi, per altri rappresenta l’ennesimo segnale di un’Europa sempre più sovranista, dove il diritto alla protezione internazionale viene eroso a colpi di decreti. Senza contare che, dietro la retorica della sicurezza, si nascondono accordi bilaterali che spostano il problema altrove, senza affrontarne le cause.