Populismo rosso e "rivolta sociale": così Landini mette a rischio il Paese
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Giocare col fuoco può essere pericoloso. Molto pericoloso. Soprattutto quando l'attività in questione consiste nel procurare sempre nuovo ossigeno alle fiamme. Eppure Maurizio Landini non sembra curarsi del rischio. Dopo aver invocato la "rivolta sociale" nel Paese, il leader della Cgil è tornato ad alzare i toni durante l'odierno sciopero generale contro il governo. "Noi vogliamo rivoltare come un guanto questo Paese e per farlo c'è bisogno della partecipazione di tutte le persone", ha affermato, evocando scenari da sommossa. (il Giornale)
La notizia riportata su altre testate
Il vero obiettivo di Landini è diventare il leader della sinistra, spodestando Elly Schlein, usando una piazza armata e violenta, composta perlopiù da non italiani'. 'Stiamo assistendo alla morte dello sciopero, che si è trasformato in un flash mob violento. (La Pressa)
Il linguaggio incendiario del leader della Cgil è il colmo dell'irresponsabilità. Landini ha capito che alzando il livello della violenza verbale ottiene visibilità. (Civonline)
«Svolta autoritaria», «non ci limiteremo alla protesta», «non finisce qui», «rivolteremo il Paese come guanto», «il governo non rappresenta la maggioranza del Paese». Maurizio Landini sfodera il linguaggio degli anni 70 per aizzare la piazza contro l'esecutivo Meloni nel giorno dello sciopero generale. (il Giornale)
Davigo e la procura di Milano cancellarono con l’arma giudiziaria la mappa dei partiti; Landini oggi punta l’indice sul governo di centrodestra e afferma che «c’è una svolta autoritaria». Il 27 settembre del 1994 il magistrato Piercamillo Davigo disse che l’Italia doveva «essere rivoltata come un calzino»; il 29 novembre del 2024, il sindacalista Maurizio Landini afferma che vuole «rivoltare l’Italia come un guanto». (Liberoquotidiano.it)
“Vedo il rischio che di fronte” alle “diseguaglianze, anziché reagire, uno si rassegni che prevalga la paura, che prevalga la chiusura di ognuno pensando che da soli se lo deve risolvere. Ecco, io penso che proprio perché questa è la situazione, e proprio perché dall’altra parte oggi abbiamo un governo che sta agendo dal mio punto di vista proprio per mettere in discussione le organizzazioni sociali di rappresentanza, perché non vuole governare riconoscendo un ruolo di mediazione sociale ai vari soggetti di rappresentanza, ma pensa di poter comandare senza bisogno di dover mediare come dovrebbe fare qualsiasi governo anche con i soggetti sociali che hanno una rappresentanza, penso che di fronte a tutto questo ci sia bisogno che le persone di fronte alle ingiustizie, di fronte a quello che sta succedendo non si voltino da un’altra parte, ma che ognuno si rivolti di fronte a questa ingiustizia, si metta insieme agli altri anche con solidarietà per cambiare sostanzialmente questa situazione”. (LAPRESSE)
Non perché il segretario della Cgil c’entri direttamente qualcosa. E forse c’era da aspettarselo dopo le violenze a Torino. (ilmessaggero.it)