Damasco, l’albero di Natale incendiato accende la protesta dei cristiani
L’incendio di un albero di Natale a Souqaylabiya, nei pressi di Hama, ha scatenato la rabbia della comunità cristiana siriana. Migliaia di persone si sono riversate nelle strade dei quartieri cristiani di Damasco, gridando un messaggio chiaro: «Vogliamo rispetto per la nostra fede». La protesta, esplosa a due settimane dalla caduta del regime di Bashar al-Assad, riflette le tensioni crescenti in una Siria ancora fragile. (Famiglia Cristiana)
Ne parlano anche altri giornali
Centinaia di manifestanti sono scesi in piazza nelle zone cristiane di Damasco per protestare contro l'incendio di un albero di Natale vicino ad Hama, nella Siria centrale, come hanno testimoniato i giornalisti dell'AFP. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Diverse centinaia di persone sono scese in piazza nelle zone cristiane di Damasco per protestare contro l'incendio di un albero di Natale vicino ad Hama, nella Siria centrale, come hanno testimoniato i giornalisti dell'AFP. (iLMeteo.it)
Centinaia di manifestanti sono scesi in piazza nelle zone cristiane di Damasco dopo l’incendio di un albero di Natale ad Hama, nella Siria centrale, per mano di un gruppo di jihadisti. Nel video, il momento in cui l’albero viene dato alle fiamme. (Il Fatto Quotidiano)
Le proteste sono scoppiate dopo la pubblicazione di un video che mostrava combattenti incappucciati che appiccavano il fuoco a un albero di Natale nella città a maggioranza cristiana di Suqaylabiyah. «Se non ci è permesso di vivere la nostra fede cristiana nel nostro Paese, come facevamo prima, allora non apparteniamo più a questo posto», ha detto un manifestante. (ilmessaggero.it)
I dimostranti, intonando slogan per la difesa dei diritti dei cristiani, hanno marciato verso la sede del Patriarcato ortodosso nel quartiere di Bab Sharqi. (Tiscali Notizie)
«Difendiamo i diritti dei cristiani», scandisce la folla a Bab Tuma, il quartiere cristiano nella città vecchia di Damasco, dove la gente si dirige protestando verso il Patriarcato ortodosso di Bab Chargi. (Corriere della Sera)