Editoriale. Le improponibili deportazioni promesse da Trump
Donald Trump, a quanto trapela, non perde tempo nel concretizzare le sue promesse elettorali. Tra queste, si profila l’impiego di risorse del Pentagono, dunque in teoria destinate alla difesa, per realizzare il progetto di deportare tutti gli immigrati che vivono e lavorano degli Stati Uniti senza autorizzazione. Il neoeletto presidente ha alzato la posta: non ha soltanto rilanciato l’idea di completare il lungo muro con il Messico, ma intende anche sradicare ed espellere persone che si sono insediate negli Stati Uniti da molti anni, hanno trovato occupazione, pagato le tasse, costituito delle famiglie, a volte avviato delle imprese o intrapreso studi universitari. (Avvenire)
Se ne è parlato anche su altre testate
A lanciare un primo allarme è lo stato della California, la cui forza lavoro nei campi e formata in gran percentuale da immigrati irregolari, e che verrebbe spazzata via dal “più ampio programma di deportazioni della storia americana” promesso durante la campagna elettorale. (Dissapore)
Per ora l’idea dei suoi è quella di una rivoluzione al Pentagono, spostando generali e cambiando in parte i vertici, in modo da ridurre le difficoltà interne. Per questo il suo team sta valutando tutte le possibilità per attuare un piano costosissimo e complesso, soprattutto dal punto di vista logistico e legale. (ilmessaggero.it)
Mentre il mondo attende ancora la voce di Kamala Harris dopo la bruciante sconfitta elettorale alle elezioni americane, le voci dall’Italia si sentono eccome. Sono quelle della società civile che non ha paura di posizionarsi e confrontarsi, sia pure a distanza, sui temi di propria diretta competenza. (Vita)
L’ipotesi al vaglio dei consiglieri di Donald Trump, riportata dal Wall Street Journal, è quella di realizzare la “ più grande deportazione di massa” di clandestini nella storia Usa promessa dal neo presidente. (Il Fatto Quotidiano)
REUTERS (Avvenire)
Le autorità canadesi hanno dichiarato di essere in « massima allerta », con tutti gli occhi puntati sul confine con gli Stati Uniti mentre il Paese si prepara per un possibile afflusso di migranti dagli Stati Uniti dopo la vittoria di Donald Trump . (Gazzetta del Sud)