Il caso «Ceramica noi», azienda destinata a chiudere rilevata dagli operai: dipendenti raddoppiati in 5 anni
Cinque anni fa erano sull’orlo del baratro della disoccupazione. Perché la delocalizzazione della fabbrica, da Città di Castello (Perugia) in Armenia, annunciata dalla proprietà, avrebbe significato soltanto una cosa: chiusura e licenziamenti. La speranza era arrivata da un sogno, un’utopia e dalle parole “inimmaginabili” dell’operaio Marco Brozzi. Durante l’ultima assemblea, quella della rabbia e della disperazione, aveva chiesto la parola: «Ragazzi rinunciamo alla disoccupazione e al Tfr e quei soldi li investiamo per comprarcela questa azienda e per conquistare nuovi mercati». (Corriere della Sera)
Se ne è parlato anche su altri media
Fondata nel 2019 da 12 lavoratori, l’azienda ha avuto una rinascita dopo che l’ex proprietà decise di trasferire la produzione all’estero. (TuttOggi)
Ceramiche Noi, impresa di ceramica luxury Made in Italy di Città di Castello , ha celebrato ieri (16 novembre) il quinto anniversario dalla sua fondazione, occasione speciale coincisa anche con... (Virgilio)
Ha inaugurato a Città di Castello nuova sede con i nuovi macchinari sostenibili e all'avanguardia, Ceramiche noi cooperativa del settore della ceramica, in particolare del luxury Made in Italy,... (Virgilio)