Gisèle Pelicot, le foto della figlia Caroline e delle nipoti nel pc del marito stupratore. Lui in aula ha negato, ma i dubbi della famiglia rimangono
Anche se uno dei processi più forti della storia francese si è appena chiuso l'orrore di Gisele e dei loro figli non è terminato Anche se si è chiuso il processo di Gisèle Pelicot, stuprata e filmata da incosciente per circa 10 anni dal marito e da sconosciuti contattati da lui, rimangono delle ombre sulla famiglia. A riportarlo oggi è il Corriere della Sera, parlando dei sospetti dei figli Caroline, 45 anni, David (50) e Florian (28). (Open)
La notizia riportata su altre testate
Quest’ultimo avrebbe drogato la moglie, oggi 72enne e nonna, con benzodiazepine. La Francia, ma non solo, è scossa dalla tragedia subita da Gisèle Pelicot, costretta a subire abusi per quasi un decennio. (Virgilio Notizie)
“Lo ha fatto anche con me” sostiene la 45enne dopo il ritrovamento di alcune foto sul pc dell'uomo. (Fanpage.it)
Dal Tribunale di Avignone la sentenza rilasciata il 16 dicembre ha lasciato poco spazio all’interpretazione: Dominique Pelicot è stato condannato a 20 anni di reclusione per stupri aggravati nel confronti della moglie Gisèle. (Radio Radio)
Difendere il «mostro di Mazan» non è stato facile. PARIGI – Cosa ha pensato Dominique Pelicot quando ha ascoltato il presidente della Corte di Avignone pronunciare la sentenza che lo condanna per «stupro aggravato» sulla moglie, con una pena a vent'anni di detenzione? «Niente, ha preso atto» racconta Béatrice Zavarro, «avvocata del Diavolo» come lei stessa ha ammesso. (la Repubblica)
Le violenze contro la ex moglie La condanna che ha portato Pelicot dietro le sbarre è legata a una lunga serie di violenze perpetrate contro la sua ex moglie. Dal 2011 al 2020, l’uomo sedava e drogava Gisèle nella loro abitazione a Mazan, in Provenza. (Vanity Fair Italia)
Viene celebrata la forza di questa settantaduenne, la quale per caso ha scoperto che il coniuge, con cui stava da una vita e con cui aveva avuto tre figli, la drogava e poi la faceva abusare da estranei contattati su un sito internet: quando l’orrore le è stato mostrato dalla polizia, che aveva ritrovato i filmati degli stupri, lei non si è nascosta, ma ha voluto che il processo fosse dibattuto a porte aperte e, di fronte all’indicibile, ha detto che non era lei a doversi vergognare, bensì gli uomini che avevano approfittato del suo corpo inerte e inerme. (L'Unione Sarda.it)