Dietro il rave una "regia francese": "Lì sono puniti, qui no"
Il rave party clandestino organizzato nel Viterbese, al quale hanno partecipato migliaia di persone, non è stato un evento improvvisato ma potrebbe far parte di un piano ben più ampio.
Gli stessi hanno, poi, scelto l'Italia come sede del rave party.
Molti partecipanti, racconta Repubblica, lo scorso 19 giugno sono stati respinti dalla gendarmeria francese a Nizza.
Qui, ad esempio, sono stati condannate 4 persone per un rave a Marigny, in Normandia
Nel caso di Viterbo, ad esempio, le forze dell’ordine hanno dovuto trattare con 8 gruppi diversi, maggioranza francese. (ilGiornale.it)
Su altri media
Valentano – Lo sgombero del rave party. La festa illegale che si è svolta in questi giorni al lago di Mezzano è finita prima di quanto previsto dagli organizzatori. Tutte le persone in uscita sono state controllate e identificate da carabinieri, polizia e guardia di finanza. (Tuscia Web)
Nel corso dell’ultimo rave a Viterbo la polizia ha identificato gli organizzatori, ma tutti loro affermano di essere solo dei portavoce. Ciò che ha portato il gruppo a organizzare finora tre rave party in Italia potrebbe essere la decisione della Cassazione in cui i party abusivi non sono perseguibili (Ticinonline)
L'unica vittima, il 25enne Gianluca. Anche in questo caso si tratterebbe però di voci raccolte tra i partecipanti al rave. (RomaToday)
Il 33enne ha confessato agli agenti che stava portando gli stupefacenti proprio al rave party nel Viterbese. Nel frattempo continuano a venire fuori notizie collegate alla festa clandestina: un albanese di 33 anni residente a Novara è stato arrestato a Chiusi, provincia di Siena, dopo che si è scoperto cosa stesse trasportando in auto. (LiberoQuotidiano.it)
Stamattina sono stati allontanati dalle sponde del lago di Corbara, nel comune di Baschi (in provincia di Terni), alcuni dei partecipanti al rave di Valentano. Dal rave di Valentano alle rive del Lago di Corbara. (ilmattino.it)
Ogni donna che denuncia una violenza sessuale va ascoltata e creduta, non giudicata né processata essa stessa. Commenti inaccettabili, figli di quella “cultura dello stupro” che tende a giustificare e a normalizzare la violenza sessuale subita dalle donne. (Tuscia Web)