Adolescence è una storia vera? Cosa c’è di reale nella serie tv Netflix
Tra le serie TV che, nel giro di poche ore dall’uscita, hanno incollato gli spettatori allo schermo, Adolescence si distingue per la sua crudezza e per la volontà di avvicinare il pubblico a una realtà che, per via delle tematiche attuali, potrebbe riguardare chiunque. Ma quanto c’è di vero nella storia creata da Stephen Graham e Jack Thorne, che sta facendo impazzire Netflix? “Adolescence”: di cosa parla la serie TV più vista su Netflix Quattro episodi, un omicidio e la consapevolezza di quanto la vita e le certezze di un’intera famiglia possano sgretolarsi in un attimo. (DiLei)
Se ne è parlato anche su altri giornali
La trama vede Jamie Miller (Owen Cooper), studente inglese di tredici anni, arrestato con l’accusa di aver commesso un omicidio: la vittima è Katie, sua compagna di scuola, di cui però non sapremo nulla. (Artribune)
La serie del momento – della quale potete leggere la nostra recensione – segue le vicende di Jamie Miller, accusato dell’omicidio della compagna di classe Katie Leonard. (Best Movie)
Con ognuno dei quattro episodi girato interamente in piano sequenza, la miniserie creata da Jack Thorne e Stephan Graham, che ne è anche interprete, fa immergere lo spettatore in una storia alla quale è impossibile restare indifferenti, invitando alla riflessione su temi profondamente attuali (Sky Tg24 )
Alla fine delle quattro puntate di Adolescence, tornano in mente tre parole e un concetto che l’autrice Hannah Arendt ha espresso per riassumere l’andamento del processo per crimini di guerra a carico del funzionario nazista Adolf Eichmann, nel 1961. (Best Movie)
Jack Thorne, co-autore insieme a Stephen Graham, ha parlato della serie Adolescence e del modo in cui è stato realizzato il nuovo successo targato Netflix. Il progetto, composto da quattro episodi, racconta quello che accade quando il tredicenne Jamie Miller, interpretato dall'esordiente Owen Cooper, viene arrestato con l'accusa di omicidio. (Movieplayer)
Uno dei primi esempi sia di piano sequenza che, insieme, di finto nella storia del cinema è il Nodo alla gola del 1948 del maestro Alfred Hitchcock: undici piani sequenza che, verso il finire della scena, cercavano ogni volta un elemento su cui staccare e poi riprendere per fare credere che la macchina stesse continuando a girare e a muoversi. (Vanity Fair Italia)