Berlino Blocca la Vendita di Commerzbank: Rivolta contro il Rapporto Draghi!

Ieri sera, il governo tedesco ha espresso un netto intervento su una potenziale fusione tra Unicredit e Commerzbank. Al termine della giornata borsistica, ha rilasciato una dichiarazione che sottolinea l’intenzione di non vendere ulteriori quote di Commerzbank, detenendo ancora il 12% delle azioni. Ha descritto l’istituto come “stabile e profittevole” e ha affermato che la sua strategia è focalizzata sulla sua indipendenza. (ComplianceJournal.it)

La notizia riportata su altri giornali

L'obiettivo dichiarato è quello di preservare la centralità di Milano come sede del quartier generale, anche attraverso l'eventuale esercizio dei poteri speciali previsti dalla normativa sul golden power. (Il Giornale d'Italia)

Se è ancora presto per capire se si farà davvero, questo raro matrimonio bancario transfrontaliero di cui ormai tutti parlano, l’abboccamento di ieri tra Unicredit e Commerzbank assomiglia tanto a quella necessaria fase di corteggiamento con cui iniziare a valutare l’ipotesi di una proposta che, ufficialmente, non c’è ancora stata. (Avvenire)

A quale delle due banche, l’italiana o la tedesca, converebbe oggi una fusione? Tenendo anche conto che Commerzbank, nonostante i recenti guadagni, ha vissuto quindici anni difficili, culminati nel salvataggio da parte dello Stato tedesco, avvenuto durante la crisi finanziaria del 2008. (Economy Magazine)

I commenti dei protagonisti parlano di un meeting normale, ma sia in Italia che in Germania crescono le incertezze dei governi su una possibile fusione. Se a Berlino si teme che una delle più importanti banche del Paese possa passare in mani straniere, il Governo italiano sta iniziando a nutrire un sospetto riguardo alle possibili offerte che Unicredit potrebbe fare allo Stato tedesco per convincerlo della bontà dell'operazione. (QuiFinanza)

Primo faccia a faccia tra Andrea Orcel e Bettina Orlopp dopo che Unicredit ha svelato di aver comprato il 9% di Commerzbank e poi aver costruito una posizione in derivati fino al 21%, a cui è seguita una richiesta alla Bce per salire al 29%. (Corriere della Sera)

Il ceo di Unicredit si tiene aperte tre strade: l’aggregazione, lo stop al 9% oppure la vendita di tutto il pacchetto. Ma gli effetti per gli azionisti potrebbero essere molto diversi. (Milano Finanza)