«Paesi sicuri», decreto sparito. E il governo aggira le camere
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Il governo ha deciso ieri di non far convertire dal parlamento il decreto Paesi sicuri, ma di trasformarlo in un emendamento al decreto flussi il cui iter è più avanzato. L’annuncio è stato dato alle due riunioni delle conferenze dei capogruppo di Camera e Senato, dopo che nei giorni scorsi il decreto era stato presentato prima a Montecitorio per la sua conversione, e poi ritirato e ripresentato a palazzo Madama (il manifesto)
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Inizialmente assegnato alla Camera, questo decreto è stato ritirato e ripresentato al Senato e il 28 ottobre è stato assegnato alla prima Commissione". Lo ha detto in Aula il senatore Francesco Boccia, presidente del gruppo del Pd. (Civonline)
La presentazione degli emendamenti da parte dei gruppi parlamentari, avvenuta martedì pomeriggio, apre una prospettiva politica inedita: infatti Forza Italia ha depositato alcune proposte di modifica “eterodosse”, che mirano a favorire l’integrazione degli stranieri che lavorano in Italia. (il manifesto)
Il decreto Paesi sicuri, varato dopo lo stop del tribunale di Roma al trattenimento in Albania, e in esame al Senato, confluirà in un emendamento al decreto Flussi che sarà in esame alla Camera il prossimo 21 novembre. (la Repubblica)
Un fatto “gravissimo” che manifesta un “forte imbarazzo della maggioranza”. Così ieri sera Pd e Alleanza Verdi Sinistra hanno duramente attaccato il colpo di mano del governo che ha deciso di trasformare il decreto Paesi Sicuri – il cui esame dovrebbe iniziare al Senato – in un emendamento al decreto Flussi, già all’esame della Camera (LA NOTIZIA)
Oggetto del contendere è l’ex dl Paesi sicuri, quello bocciato dai giudici di Roma e poi inviato alla Corte di Giustizia Ue dai giudici di Bologna. Per la maggioranza sono provvedimenti affini, per l’opposizione è il classico gioco delle tre carte. (Il Fatto Quotidiano)
Migranti (Foto d’archivio) (Firenze Post)