Il legame tra il grasso viscerale e l'Alzheimer: una nuova prospettiva per la prevenzione
La malattia di Alzheimer rappresenta una delle sfide più gravi per la salute pubblica, con milioni di persone colpite in tutto il mondo. Recentemente, un gruppo di ricercatori del Mallinckrodt Institute of Radiology della Washington University School of Medicine ha presentato uno studio che mette in luce un legame preoccupante tra il grasso viscerale, accumulato nella mezza età, e l'accumulo di proteine anomale nel cervello, segno distintivo dell'Alzheimer. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
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Un tipo specifico di grasso corporeo potrebbe essere in grado di prevedere l’insorgenza della malattia di Alzheimer fino a venti anni prima che compaiano i primi sintomi. Questa scoperta è il risultato di uno studio condotto da Mahsa Dolatshahi, ricercatrice associata post-dottorato presso il Mallinckrodt Institute of Radiology (MIR) della Washington University School of Medicine di St. (MeteoWeb)
La demenza, una delle principali sfide sanitarie della nostra epoca, potrebbe essere individuata con decenni di anticipo. Secondo un rapporto della RAND Corporation, abilità cognitive, salute fisica e limitazioni funzionali possono fornire segnali precisi sul rischio di sviluppare la malattia fino a 20 anni prima che si manifestino i primi sintomi. (Tiscali Notizie)
Un recente studio condotto su persone tra i 40 e i 60 anni ha rivelato che maggiori concentrazioni di grasso viscerale possono essere il segnale di un rischio più alto di sviluppare la malattia di Alzheimer (Fanpage.it)
ma soprattutto si potrebbe scoprire addirittura 20 anni prima dalla comparsa dei primi sintomi. (il Giornale)
Uno studio guidato dagli economisti Susann Rohwedder e Peter Hudomiet e condotto dalla RAND Corporation, organizzazione di ricerca a Santa Monica, in California, e finanziato dall'azienda biotecnologica Genentech, ha rivelato i tre fattori principali per combattere la demenza. (leggo.it)
Il grasso viscerale nella mezza età avrebbe un legame con le proteine anomale che si accumulano nel cervello, segno distintivo della malattia di Alzheimer e potrebbe predire la patologia venti anni prima della manifestazione dei sintomi della demenza. (Corriere della Sera)