Clamoroso al voto: la Moldavia dice più “No” che “Sì” all’adesione all’Ue

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La Moldavia, una nazione dell’Europa orientale con una popolazione che si aggira intorno ai 2,6 milioni di abitanti, si trova al centro di un clamoroso risultato elettorale sulla sua possibile adesione all’Unione Europea. La tematica, oggetto di un recente referendum, ha polarizzato l’opinione pubblica fra chi identifica nell’eventuale ingresso nell’Ue un’opportunità per allinearsi agli standard di vita e democratici propri dell’Europa e chi, al contrario, teme che ciò possa tradursi in una perdita di autonomia nazionale e potenziali ripercussioni negative. (Nicola Porro)

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La favorita rimane la presidente in carica Maia Sandu, europeista e atlantista, che al primo turno ha ottenuto oltre il 41% dei consensi. Lo sfidante sarà Alexander Stoianoglu, candidato filorusso del Partito socialista, che ha raggiunto un po’ a sorpresa più del 26%, ben oltre le aspettative della vigilia. (RSI.ch Informazione)

Domenica il voto sia per le presidenziali che per il referendum sull'ingresso nell'Ue (LAPRESSE)

Al momento mancano circa 2000 voti, ma poiché lo scarto a favore del sì supera i 9mila voti, è da escludere la rimonta dei No. Ha vinto il Sì nel referendum per l'ingresso della Moldavia nell'Ue. (Fanpage.it)

In lacrime per l’Europa, la diaspora moldova che ha votato in Italia: “Siamo stati decisivi”

La Moldavia ha superato un ostacolo fondamentale nel suo percorso di adesione all'Unione Europea, in una serie di votazioni tenutesi domenica che potrebbero contribuire a spezzare la morsa decennale del Cremlino sul paese. (ilmessaggero.it)

I fatti sono questi. Il risultato alla fine è stato che il Sì all’ingresso della Moldavia in Ue ha ottenuto il 50,4% (747.347 voti) e il No all’ingresso della Moldavia in Ue: 49,5% (735.104 voti). (Contropiano)

«Vogliamo il cambiamento, la democrazia. Noi della diaspora abbiamo salvato il referendum e finalmente possiamo portare il nostro Paese in Europa. Finalmente avremo un ombrello a ripararci e non avremo più paura della Russia». (La Repubblica)