Cesare Romiti, aperta la camera ardente a Milano /FOTO

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IL GIORNO INTERNO

Tra i primi a rendere omaggio all'ex amministratore delegato della Fiat, l'ex presidente del Consiglio Mario Monti (accompagnato dalla moglie) e l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini.

Milano, 19 agosto 2020 - La camera ardente di Cesare Romiti, ex amministratore delegato della Fiat e presidente di Rcs morto ieri a 97 anni, è stata aperta alle 9 alla Camera di Commercio di Milano.

Sul feretro è stata appoggiata una foto di Romiti in bianco e nero, mentre la bara è sormontata da un'immagine di Cristo (IL GIORNO)

Ne parlano anche altri media

Così l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, uscendo dalla camera ardente di Cesare Romiti. "Un grande uomo, che lascia un grande vuoto non solo in chi gli ha voluto bene e lo ha stimato come me, ma in tutto il nostro Paese". (Repubblica TV)

La narrazione oggi prevalente, ben diversa rispetto a qualche anno fa quando Romiti era a capo di RCS, è quella di Romiti manager cattivo e Ghidella ingegnere bravo, ma si può dire che avessero ragione entrambi. (Indiscreto)

"Un grande uomo che lascia un grande vuoto. L'ex sindaco di Milano: "Insieme a Fedele Confalonieri mi convinse a cambiare lavoro" - Ansa /CorriereTv. Si è aperta la camera ardente per ricordare Cesare Romiti nella sede della Camera di Commercio di Milano. (Corriere TV)

Romiti viene chiamato in Fiat nell’autunno del 1974, in piena crisi petrolifera che metterà in forte difficoltà l’industria dell’auto. Il periodo d’oro di Cesare Romiti, però, rimane quello trascorso in Fiat, un quarto di secolo durante quale lui stesso ha dichiarato di aver spesso avuto «carta bianca». (Il Gazzettino)

Che comunque portarono a piani di investimento alternativi per il Mezzogiorno: la Fiat come industria italiana per lo sviluppo del Paese. «Con lui avevo un buon rapporto, uomo di grande impegno ed energie e con una grande voglia di lavorare. (ciociariaoggi.it)

Romiti capì allora che aveva spazio per rovesciare la situazione e assecondò in questo modo la promozione della marcia dei 40.000. «Dell’offensiva del terrorismo che in quegli anni colpiva duro e faceva della Fiat e di Torino l’epicentro della sua azione omicida. (La Stampa)