Delegazione Usa a Taiwan: "Armi finalmente in arrivo". Da Pechino proteste formali
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Michael McCaul, deputato americano a capo dell’influente commissione per gli Affari esteri della Camera, ha espresso il sostegno Usa al presidente taiwanese William Lai a fronte «dell’aggressione della Cina», assicurando che le armi ordinate sono «finalmente in arrivo» e che le manovre militari di guerra «intimidatorie» della scorsa settimana di Pechino hanno sottolineato la necessità di potenziare le capacità di deterrenza dell’isola. (Gazzetta del Sud)
Su altri media
Il colosso orientale ha promesso a Taiwan una continua pressione militare, almeno finché tutto questo parlare di indipendenza – o “provocazioni”, per usare le parole di Pechino – non si fermerà. L’Isola autogovernata, fresca dell’insediamento del presidente Lai Ching-te, ha dovuto assistere a ingenti manovre militari cinesi. (opinione.it)
Dopo il fronte europeo (l’Ucraina) e quello mediorientale (Israele), la sfida definitiva all’ordine mondiale a guida Usa può arrivare dal Mar Cinese Meridionale. Pechino tenterà di prendersi Taiwan prima che scada il mandato del presidente Joe Biden? (Nicola Porro)
Su Taiwan «rimaniamo impegnati per una unificazione pacifica», ma questa prospettiva «viene sempre più erosa dai separatisti taiwanesi e dalle forze esterne. L’Esercito Popolare di Liberazione cinese è sempre stato una forza indistruttibile e potente nel difendere l’unificazione della patria. (la Repubblica)
In totale, si legge in una nota, 28 jet hanno attraversato la linea mediana finendo “nella zona di riconoscimento di difesa aerea (Adiz) settentrionale e sudoccidentale”. Decine di mezzi militari di Pechino attorno a Taiwan (Il Fatto Quotidiano)
«Xi sembra abbia studiato il programma di sanzioni che l'Occidente ha applicato contro la Russia dopo l'attacco in Ucraina e poi ha avviato misure protettive a lungo termine per chiudere i boccaporti dell'economia cinese e resistere a pressioni simili», ha scritto di recente Michael Studeman, ex capo dell'Office of Naval Intelligence. (ilmessaggero.it)
La questione taiwanese è anche – e soprattutto - una bomba a orologeria che, in caso di esplosione, rischia di scuotere l'intera economia globale. Basta, infatti, che il Dragone realizzi un blocco navale attorno all'isola per tagliare fuori Taipei dalle catene di approvvigionamento dei semiconduttori e causare un danno al pianeta intero dal valore di circa 5 trilioni di dollari. (ilGiornale.it)